Il mondo piange Diego, il più grande di sempre

Questo 2020 resterà per sempre impresso nella mente di ognuno di noi. Sarà ricordato come l’anno della pandemia, di quel maledetto Covid 19, che ha mietuto migliaia di vittime in Italia e nel mondo e lo sarà certamente per coloro i quali in questo periodo hanno perso un loro caro senza nemmeno aver avuto la possibilità di tributargli l’ultimo saluto. Il 2020 resterà, dopo questo funesto 25 novembre, l’anno della scomparsa del più grande calciatore di tutti i tempi: Diego Armando Maradona.

Il più grande di tutti per molti, l’essenza del calcio, quel genio e sregolatezza che in quel rettangolo verde difficilmente non ha messo d’accordo tutti. Colui che andandosene ha lasciato un vuoto in un intero paese, l’Argentina, che ne piange la scomparsa e dove sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale. Il calciatore capace di far innamorare un’intera città, Napoli, che da oggi sarà sicuramente orfana dello sportivo più amato di sempre e per sempre. E’ un grande colpo al cuore raccontare il dolore per la scomparsa di un’icona qual era il Pibe de Oro. Sì, perché Maradona era questo e quel suo sinistro dipingeva calcio e parabole che nemmeno la mano dei più grandi pittori, da Leonardo da Vinci, a Michelangelo, passando per Van Gogh e Picasso, per citarne solo alcuni, riuscirono a rappresentare.

Maradona era genio e sregolatezza come spesso accade a molti campioni e talenti che si lasciano andare ad eccessi fuori da quel contesto nel quale sono i più grandi. Lui non ha fatto eccezione e chiunque di noi ne parli o ne abbia parlato ha una visione più o meno incentrata sulle prodezze, o magari sugli eccessi. Se n’è andato per un arresto cardiorespiratorio all’età di 60 anni nella sua casa di Tigre in Argentina, tra il calore di un popolo che lo ha sempre trattato come il più grande, nonostante tutta quella serie di limiti extra calcio che non ne hanno comunque scalfito l’immagine.

Se ne va il 25 novembre, lo stesso giorno in cui nel 2005 si spense un altro genio e sregolatezza che rese grande il mondo del pallone: George Best. Lo stesso giorno in cui nel 2016 se ne andò il suo amico Fidato Castro. Strani gli scherzi del destino. Di Maradona non si può non ricordare quello che è considerato il gol più bello della storia del calcio realizzato nei Quarti di Finale della Coppa del Mondo a Messico ’86 quando, partendo da dietro la sua metà campo, scartò praticamente mezza squadra avversaria in un mix di tecnica, dribbling, velocità e potenza sino a depositare il pallone in rete dopo aver saltato anche il portiere inglese Shilton. Match, quello, nel quale realizzò anche la famosa rete di mano che gli valse il soprannome di “Mano de Dios“.

Diego è stato per il calcio uno di quei pochissimi eletti in grado di decidere le partite da solo. Uno di quei pochi in grado di giocare come nessun altro sapeva fare senza dannarsi l’anima negli allenamenti o addirittura limitando al massimo il numero degli allenamenti. Un fromboliere col pallone, ma capace di palleggiare con un’arancia come un comune mortale pedala in bicicletta. Di lui ci resterà l’immenso che ha mostrato al mondo e ci resterà negli occhi anche quella punizione al San Paolo contro la Juventus quando da dentro l’area riuscì, con una parabola contro ogni legge della fisica, a scavalcare la barriera e battere Tacconi. Quella punizione con la quale la Juventus FC ha voluto rendere omaggio al mito di Maradona alla notizia della sua scomparsa.

Da oggi il mondo del calcio sarà più povero, ma noi che lo abbiamo visto giocare ci porteremo dentro la ricchezza che un campione, capace di regalare ad una società, mai più così dominante, due scudetti, ha saputo trasmettere col pallone tra i piedi. Tutti i più grandi lo hanno salutato e tutte le società lo hanno onorato sui loro profili social. Il minuto di silenzio osservato su tutti i campi d’Europa in una fredda serata di Champions ha smosso emozioni e un nodo in gola che si fatica a spiegare. Il calcio è passione e questo silenzio ridondante ha reso gli occhi lucidi a molti di noi. Diego, nemico sui campi, fa parte di quell’universo in cui pochissimi dominano ed in cui il “passaggio a miglior vita” vale l’ingresso nel Paradiso delle Leggende.

Lui era Diego Armando Maradona, il Pibe de Oro, la Mano de Dios. Da oggi sarà anche Leggenda. Da oggi è entrato nel mito.
Ciao Diego, grazie per ciò che hai fatto vedere al mondo, perché solo dopo di te in molti hanno realizzato cosa sarebbe stato possibile fare con un pallone.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

2 Risposte a “Il mondo piange Diego, il più grande di sempre”

    1. Grazie Giuliana. Nella mia bio c’è una frase che recita “Scrivere è una passione essere apprezzati un privilegio”. Ed io sono un privilegiato per questo tuo commento. Grazie di cuore.

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