De Ligt, Locatelli, Chiesa le fondamenta Juve

Ricostruzione. Inutile girarci tanto intorno, la Juventus è in questa fase e da questa non può prescindere se vuole tornare al successo. Madama, complici scelte dirigenziali verificatesi inopportune e inappropriate, ha perso la bussola da un po’ ed è entrata in quel circolo vizioso dal quale non ne esci con la fretta e con lo status acquisito negli anni addietro. Serve tempo e servono programmazione e intelligenza. Massimiliano Allegri è l’uomo giusto per questo processo di ricostruzione? Il mister è l’uomo adatto per la ri-valorizzazione di una rosa “disintegrata” nell’autostima e nel valore medio dopo due anni vissuti su binari non consoni al dna di una società che ha sempre conquistato i propri successi attraverso la fame, la voglia di vincere, il sacrificio e il sudore? Il tempo è galantuomo e ci darà ogni risposta. Nel frattempo la sensazione è che in un processo di ricostruzione questa Juventus non possa prescindere da una spina dorsale composta di uomini che sappiano cosa significhi vestire la maglia bianconera, che conoscano il sacrificio e abbiano nel loro dna “quell’inclinazione gobba” che li rende diversi e leaders rispetto agli altri. De Ligt, Locatelli e Chiesa devono essere, al netto di un turnover logico e inevitabile, dei titolari inamovibili. Devono essere coloro attraverso i quali deve reggersi questa ricostruzione. Il tempo è galantuomo dicevamo poco sopra e questo tempo ci sta dicendo che la scelta di continuare a puntare su giocatori come Rabiot e Ramsey è una scelta che non paga in termini di risultati. La Juventus in mezzo al campo ha il suo principale problema e in un cantiere aperto, nel quale devo chiedere ai miei uomini di “sputare sangue”, di versare ogni singola goccia di sudore pur di riportare questa società dove merita di stare non posso appoggiarmi a giocatori che di indole non sono inclini al sacrificio o peggio ancora sono più attenti a “giogioneggiare” che a combattere su ogni pallone. Anche Bentancur, che dal suo arrivo in Italia non ha mostrato grandi progressi verso lo status di grande centrocampista, sta deludendo le attese e la maglia della Juventus pesa. Il due Rabiot-Bentancur in campo contemporaneamente rasenta spesso l’improponibilità e i recenti risultati, sommati a quelli della passata stagione sotto la guida di Andrea Pirlo, ne sono una discreta testimonianza. Il lavoro del “costruttore” è un lavoro probabilmente più arduo di quello che lui stesso si sarebbe aspettato, ma il contratto quadriennale sottopostogli dalla Juventus la dice lunga sulla convinzione del progetto e soprattutto sulla sua posizione di forza nei confronti di chiunque. Il tifoso sarà bene se ne faccia una ragione inutile sperare in un esonero che costerebbe alle casse già disastrate del club la sopravvivenza del club stesso. L’auspicio, per chi osserva la situazione da fuori, è che la rinascita della Vecchia Signora non prescinda dai giovani, da chi ha gamba, polmoni e soprattutto abbia capito cosa significhi essere alla Juventus e la gestione recente di Max Allegri sia stato il modo per ottenere da costoro il massimo per una pronta sterzata. La strada è lunga e questa Juve non è quella del 2016 c’è tanto lavoro da fare e allora che le fondamenta siano imperniate su de Ligt, Locatelli e Chiesa, gente che ha già capito cos’è la Juve.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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