Era una domenica più o meno tranquilla quella che ci stava per vedere protagonisti di un’altra nottata nel nostro mondo di sogni. Poi alle 00:02 circa lo scossone che avrebbe dovuto o che pareva cambiare per sempre il mondo del calcio: la nascita della Superlega europea.
12 tra i più importanti e ricchi club europei, capeggiati dal Presidente del Real Madrid, Florentino Perez, sono usciti con un comunicato che sanciva la nascita di questa nuova Superlega con tanto di sito web ufficiale e piano organizzativo. Una svolta epocale se si pensa ad un ente terzo, staccato da Fifa e Uefa, attraverso il quale, oltre i 12 club fondatori, avrebbero dovuto aggiungersi altre tre società più cinque tra quelle vincenti i rispettivi campionati. Un totale di venti squadre a comporre due gironi da 10 con 18 partite minimo garantite ed un massimo, per chi conquistasse la finale, di 23.
Principale finanziatrice dell’operazione la Banca americana J.P. Morgan con un esborso, da ripartire tra i club fondatori, di oltre 3,5 miliardi di euro. Impatto immediato sui conti dei club con un plus di oltre 170 milioni di euro. In pratica, non esattamente noccioline.
Apriti cielo. Cielo di una notte piuttosto fresca di metà aprile che da sereno e stellato si è fatto cupo e burrascoso. Il progetto, nato nel suoi primi pensieri, circa cinque anni addietro e studiato nei dettagli (almeno così doveva essere) da un paio d’anni a questa parte, stava prendendo forma. Chi non avesse messo in conto polemiche, minacce di esclusioni e ritorsioni evidentemente aveva vissuto, sono ad ora, nel mondo dei balocchi.
Già da lunedì Uefa e Fifa, raramente in sintonia e coalizzate, nelle persone dei Presidenti Ceferin ed Infantino, avevano minacciato l’esclusione dei club aderenti alla Superlega da qualsiasi competizione nazionale ed europea, sino alla non convocazione in nazionale dei giocatori coinvolti nel progetto “traditore”.
Successivamente, a seguito di pressioni governative da parte di Boris Johnson sui club della Premier League, ma anche di Macron per quanto attenesse una possibile adesione del Psg e l’esposizione del governo italiano, contrario al progetto, è iniziato un tourbillon di notizie e smentite, incontri in videoconferenza, che hanno portato al brusco rallentamento della realizzazione di questa Superlega.
Così, dalla tarda serata di ieri, tutti i club della Premier League, capeggiati dal Manchester City, hanno via-via comunicato la loro uscita dalla costituzione neonata con comunicato, vedi quello dell’Arsenal, per il quale è difficile non provare imbarazzo. Anche Inter e lo stesso Milan sembrano decise a desistere lasciando il tutto nelle mani di Juventus e delle tre spagnole Real, Barcellona e Atletico Madrid.
Una figura imbarazzante dalla quale non ne escono bene né i club “rinsaviti” da chissà quali altri interessi economici, né i club decisi a portare avanti un progetto già fallito, per come è nato e morto in 48 ore. Da tutta questa vicenda nessuno ne esce vincitore. Nemmeno i falsi moralisti che davanti ai microfoni si sono palesati paladini di un’etica da milioni di euro, di principi che saranno presto smentiti al primo rinnovo di contratto.
Sia chiaro che lo scrivente non era un fautore della Superlega, ma far credere di aver fatto fare un passo indietro ai club usciti dal progetto in ragione di un calcio popolare, di un calcio di tutti è quanto di più vergognoso si possa asserire per distogliere l’attenzione da un sistema obsoleto e sull’orlo del collasso da ormai diversi anni.
Dalla nascita della Champions League negli anni ’90 che pensionò, purtroppo la vera e amata Coppa dei Campioni è stata un’escalation di business associato al calcio. La Superlega che, ripeto, non entusiasmava eccessivamente chi scrive, altro non sarebbe stata che un ulteriore step di business del mondo del pallone. Il calcio è morto già da un pezzo, se qualcuno non se ne fosse reso conto.
Adesso torneremo a parlare di spartizione dei diritti tv, della fetta che spetta a me e di quella che spetta a te, dell’ingiustizia per l’arricchimento dei club più ricchi e così via. Però saremo più sereni perché l’Uefa avrà trovato in fondo al cassetto quei due spiccioli per accontentare i dissidenti o perché, ci hanno detto, avremo un calcio più popolare.
Vorrei che fosse un film e che dalla Superlega si fosse passati alla Supercazzola per riderci un po’ su in un momento in cui a tutti noi è stato “scriccato” anche il gusto di sorridere, ma è tutto vero e si è consumata una figura indecorosa di proporzioni planetarie.