Forlì, senza orgoglio né dignità

Siamo dove dovevamo essere” questo lo slogan della gestione Valli quando si tendeva a giustificare le sconfitte o a dar risalto alle vittorie passate. In realtà, dopo aver visto Gara 2 di Playoff, mi verrebbe da dire che se fossimo dove dovevamo essere a quest’ora eravamo a casa, e da un pezzo. Forlì perde contro una squadra che, forse esasperando un po’ il concetto, ma forse nemmeno troppo, nel girone Est sarebbe finita nei bassifondi della classifica, ma molto nei bassifondi.

Dopo quello che si è visto, e a caldo, l’ideale sarebbe tacere perché parlare di pallacanestro dopo la prestazione dell’Unieuro di questa sera è quasi offensivo per la bellezza di questo sport. Per motivi personali non ho potuto assistere agli ultimi 7 minuti del match, che fino a quel momento aveva visto una tutt’altro che trascendentale Rieti tenere testa a una formazione che definire forlivese, non lo nego, mi scoccia pure.

I casi sono due:

  • o Forlì è veramente scarsa come ha ampiamente dimostrato nel corso di Gara 2;
  • oppure bisognerebbe vergognarsi almeno un po’.

Giudizio severo, lo riconosco, ma vedere gente che toglie la manina su una palla vagante o vederne altra che in preda a non so quali “raptus” commette falli inconcepibili, o ancora vedere facce che sembrano più da funerale che di atleti che vorrebbero portarsi a casa la posta in palio, mi lasciano molto più che perplesso. E onestamente al di là di qualsivoglia perplessità mi hanno anche ampiamente “smagato”.

Squadra apatica

Squadra apatica che non trasmette nulla e che non emoziona e che a questo punto è spalle al muro. Non ho mai tifato contro né comincerò a farlo ora ma se questo è l’atteggiamento al quale devo assistere, beh non mi vergogno a dirlo, né sono così ipocrita da negarlo, stacchiamo la spina.

A Forlì non vogliamo star, non vogliamo nomi di grido per fare questa fine, vogliamo, o più correttamente vorremmo, gente disposta a sbucciarsi le ginocchia e gettarsi nella lotta per difendere questa maglia e questi colori.

Noi facciamo i tifosi abbiamo il diritto di non capire di pallacanestro, di lamentarci per lo spettacolo indegno a cui assistiamo, ma chi è pagato per fare un lavoro che sarebbe anche uno sport bellissimo, ha il dovere di tirare fuori l’orgoglio e la dignità, qualità che purtroppo questo gruppo molto spesso ha palesato di non sapere cosa siano.

Foto Copertina dal sito di Pallacanestro Forlì 2.015

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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