Il critico e poeta statunitense James Russell Lowell sosteneva che “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”. Credo avesse sostanzialmente ragione.
Il mondo è bello perché è vario o molto spesso, come ci raccontano in maniera sarcastica, perché è avariato. E’ proprio il caso del tifo, nella fattispecie quello per la Juventus, che è rimasto eccessivamente contaminato dal pregiudizio nei confronti di un allenatore, ormai etichettato in un modo, e vittima della totale mancanza di obiettività. Non sarà certo lo scrivente l’avvocato difensore di Massimiliano Allegri da Livorno, ma quanto letto in questi giorni da una fetta della tifoseria bianconera, quella dell’ala antiallegriana, rasenta il surreale.
La Juventus ha iniziato una vera e propria rifondazione dopo 9 anni di successi ed alcune scelte palesemente sbagliate e lo ha fatto firmando l’attuale allenatore con un contratto di 4 anni, novità assoluta in casa bianconera perché, nelle intenzioni della dirigenza, ci sono quelle di ricostruire un ciclo di vittorie a medio-lungo termine. Che un allenatore o un giocatore possano non piacere è normale e legittimo, ma che l’antipatia per lo stesso accechi sino al punto da annebbiare la vista e non gustarsi i successi o i progressi di una squadra che senza dubbio era partita malissimo è deprimente.
I nove anni di vittorie hanno fatto perdere la percezione della realtà in molti che non contemplano più il fatto che anche alla Juventus possa accadere di dover guardare gli altri vincere. Oggi più di ieri sono tutti allenatori, direttori sportivi e amministratori delegati con l’inevitabile perdita di contatto con la realtà e l’umiltà di riconoscere a chi compete di prendere certe decisioni. A chi non piacerebbe vincere e dominare ogni qualvolta si scende in campo? A chi non piacerebbe dominare in Europa oltreché tra gli italici confini?
Il ricordo della Juventus “lippiana” che negli anni ’90 dominava su tutti i campi europei offrendo il calcio più bello dell’epoca e probabilmente della Juventus stessa è ancora vivo negli occhi di chi l’ha vissuto, ma il calcio è cambiato, le competitors sono aumentate e non è realistico imputare ad Allegri, sempre e comunque, i mancati successi.
La Juventus di inizio stagione rispetto a quella scesa in campo nel corso delle ultime partite post sessione di mercato invernale è totalmente un’altra squadra. Dal pareggio a San Siro contro il Milan, partita impostata proprio per ottenere risultato, al pareggio di Bergamo contro l’Atalanta dove si è provato a vincere, ma non ci si è riusciti, è intellettualmente onesto sottolineare differenze abissali di approccio e mentalità. Eppure il fatto di navigare tra il quarto ed il quinto posto della classifica di Serie A non consente a molti di ricordare dove ci si trovava ad ottobre.
Pensare che le scelte di Massimiliano Allegri siano autolesioniste mi fa sorridere. Io stesso invocavo da agosto l’attuazione del centrocampo a tre perché reputavo essere la soluzione a diversi problemi presenti in organico, così come l’impiego in contemporanea di Arthur e Locatelli che, guarda caso nelle uniche due situazioni in cui sono stati fatti giocare insieme, la Juventus ha offerto prestazioni convincenti e realizzato 4 gol in entrambe le sfide. E’ normale esprimere disaccordo su alcune scelte del tecnico, meno non riconoscere mai i meriti come se fosse l’ultimo dei pirla (mi si perdoni l’espressione) e la Juventus un’azienda guidata da sprovveduti. Si è giunti al punto che, a causa dell’antipatia verso l’allenatore, non si riconosce più quando la squadra disputa una buona gara.
Male non sarebbe, e certamente non farebbe, se ognuno cominciasse a godersi di più la sua Juventus, e riuscisse a dar valore anche ad una striscia di 15 partite fatta di 11 vittorie e 4 pareggi, non esattamente un ruolino di marcia da buttare. La conclusione è che Max Allegri abbia profuso un potere davvero accecante e come sosteneva James Russell Lowell: “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”, perché qui non si tratta di essere pro o contro Allegri, ma piuttosto di tifare una squadra e giudicarla in maniera obiettiva a prescindere da chi ne sia la sua guida.
Foto copertina “Calciomercatoweb.it”