Difficile la storia d’amore tra il tecnico di Livorno e parte della tifoseria bianconera. Osteggiato al suo arrivo in quella famosa estate del 2014, l’amore e la delusione del predecessore non agevolarono certo l’accoglienza, osannato nel periodo di successi col culmine di quella indimenticata finale di Berlino contro il Barcellona, sino all’esonero e poi al nuovo ritorno con due anni di difficoltà, ma anche di nulla cosmico da un punto di vista della costruzione di un progetto di gioco. Difficile dicevamo la vita di Max Allegri sulla panchina di Madama. Lui perfezionista di una fase difensiva che spesso gli ha regalato successi, un po’ troppo poco incline a sviluppare un concetto “ispanico-brasiliano” secondo cui attaccando l’avversario e tenendolo pressato lontano dalla propria porta si esercita già la prima importante fase difensiva. Ma la Juventus targata 2023/2024 grazie anche agli input di Francesco Magnanelli, voluto dallo stesso Massimiliano Allegri, sembra aver cambiato pelle. Siamo solo all’inizio di questo nuovo cammino e quindi troppo presto per emettere sentenze, ma ascoltando le parole del tecnico post Udinese-Juventus e pre Juventus-Bologna la sensazione è che lo infastidisca l’aver rilevato da parte della critica quell’atteggiamento aggressivo e intenso raramente visti prima. Da qui le sue considerazioni su una squadra completamente diversa, più giovane e che corre di più e quindi più incline alle fatiche che richiede quella riaggressione alta nonché primo step della fase difensiva. Non ci sono più Bonucci, Paredes, Cuadrado e Di Maria, giocatori esperti certamente, ma forse non adatti ad un certo tipo di gioco. Ci sono Cambiaso, Weah e un ritrovato Chiesa che, unitamente a Bremer orfano di Bonucci, garantiscono più freschezza, atletismo e corsa. Non ci sono le Coppe e tutte le problematiche ad esse connesse, tra il poco tempo per recuperare le energie e gli infortuni. C’è però una squadra che ha cambiato poco, che ha acquisito un anno di esperienza in più e che, priva delle distrazioni extracampo di cui tanto s’è detto, ha il dovere morale e non solo di lottare per il vertice fino all’ultima giornata. Al netto di tutte le considerazioni, scusanti e farneticazioni possibili questa per Allegri è l’ultima possibilità per restare in corsa sul treno bianconero. In una Serie A nella quale il Napoli dovrà dimostrare di non aver overperformato nella passata stagione ed in cui Milan ed Inter, sulla carta superiori, avranno il dispendio di energie per la Champions League, la Juventus non può non essere considerata una candidata al titolo. Il Re Massimiliano Allegri è nudo e non servirà cercare di spostare l’attenzione sui giovani, sull’inesperienza o sugli infortuni perché la Juventus è la Juventus e deve partire sempre per lottare per vincere. Ricordo ancora quando un giorno Alessandro Del Piero disse: “Oltre alla condizione fisica occorrono la voglia, la rabbia, la passione, la cattiveria agonistica, la felicità interiore, perché un atleta triste è un atleta già sconfitto. Ecco, la Juventus con la rabbia, la passione, la cattiveria agonistica e giocando con la felicità di correre ed attaccare può ambire a lottare per il titolo. Il Re è nudo e lui già lo sa, ma vestirsi del successo potrà servire a mettere a tacere critica e tifosi dopo due anni di tante ombre e pochissime luci.
Il Re è nudo
Luca Gramellini Scritto il
Pubblicato da Luca Gramellini
Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano. Mostra altri articoli