Un giorno all’improvviso. Non si tratta del film di Ciro d’Emilio del 2018, nessuna drammaticità nella storia attuale di questo giovane ragazzo forlivese che, superato il momento duro dell’infortunio, sta vivendo e toccando con mano il sogno di qualsiasi ragazzino di poter recitare la sua parte con la maglia della squadra della propria città. Luca Campori classe 1999 da un mese a questa parte, per meriti acquisti sul campo, sta dando il proprio contributo alla Pallacanestro Forlì 2.015 recitando un ruolo che lui stesso aveva solo sognato.
Buonasera Luca, innanzitutto complimenti per questo scorcio di stagione che ti sta vedendo protagonista. A tal proposito ti chiedo quanto tutto ciò te lo aspettassi o quanto per te fosse solo un sogno?
“Bella domanda! Se devo essere sincero no, non me lo aspettavo e quindi per me era principalmente un sogno. Al tempo stesso devo anche dire che ho lavorato tanto per arrivare a questo. Sicuramente non mi aspettavo che mi accadesse tutto così in fretta però ho dato il 110% nel lungo periodo della mia riabilitazione e sicuramente tutto questo mi ha aiutato“.
Sei alla tua seconda esperienza in Serie A2 con la squadra della tua città. Quali sono le principali differenze personali con la stagione 2017/2018?
“La principale differenza va ricercata nell’esperienza che ho maturato nel corso di questi due anni nel senso che nella stagione 2017/2018 ero proprio alla mia prima esperienza da professionista e quindi a 18 anni in due anni si cresce tanto sia da un punto di vista umano che da un punto di vista sportivo. Poi oltre a quella stagione lì ho fatto esperienza in Serie B e tutto questo mi è servito per crescere“.
Nella tua ancor giovanissima carriera c’è una tappa a Siena. Posso chiederti perché Siena e che importanza ha avuto quella tappa nella tua crescita?
“Beh Siena perché è sempre stata all’avanguardia a livello di settore giovanile, basti ricordare quanti giovani talenti sfornava nell’era Monte Paschi. Siena perché in quel periodo rappresentava una delle migliori realtà in Italia dove poter crescere, sia a livello umano che come giocatore. Per me Siena ha rappresentato casa, ci ho trascorso tre anni della mia vita e oltre che all’esperienza cestistica, a 15/16 anni mi allenavo già con la prima squadra, Siena mi ha fatto maturare come persona. Stare lontano da casa, imparare a stare da solo, a gestire le situazioni in autonomia, sono tutte esperienze che ti aiutano a maturare in fretta. Perché è evidente che quando hai qualcuno che ti dà una mano perché ti vuol bene, come possono essere ad esempio i genitori, è tutto molto differente“.
10 novembre 2018. È passato un anno da quel brutto infortunio. Cosa si prova in quei momenti e quanto è stato difficile tornare a questi livelli?
“Quello che si prova in quei momenti è un misto di rabbia e delusione perché ci hai provato, sei arrivato fin lì e poi ti tocca saltare un anno intero perché penso che la rottura del tendine d’achille sia uno degli infortuni peggiori che ti possa capitare. Devi solo metterti in testa che ormai è andata così, devi metterti l’infortunio alle spalle perché devi pensare a recuperare. E’ lunghissima e noiosissima perché tutti i giorni devi fare fisioterapia anche due volte al giorno e devi stare a guardare gli altri giocare e tu non puoi fare niente. Ti spetta tanto, tanto, tanto lavoro poi però ne ho anche approfittato per migliorare alcuni aspetti del mio gioco nei quali ero carente o migliorare alcuni difetti naturali di impostazione per tornare ancora più forte“.
Stai attraversando un bel momento. Da quel 1° quarto contro Ferrara coach Dell’Agnello ti ha dato sempre più fiducia e spazio. Raccontaci le emozioni di questo periodo.
“Posso dire di stare vivendo un sogno. Tifo Forlì sin da quando ero piccolo ed è da allora che vado a vedere tutte le partite e ovviamente anche adesso se chiedessimo a tutti i ragazzini che vengono a vederci all’Unieuro Arena ti direbbero che il loro sogno è quello di poter giocare un giorno con la maglia dell’Unieuro Forlì. Sono consapevole che il coach mi sta dando fiducia e minuti e che ogni giorno in allenamento devo lavorare duro per poter dire che ci sono anch’io. Cerco di fare tutto ciò che mi chiede, tra di noi c’è un ottimo rapporto e quindi che siano 5 i minuti che mi vengono riservati o 20 come domenica a Roseto cerco di fare di tutto e di più per la squadra e per la città“.
Alla luce di quanto stai facendo è immaginabile che si possa correre il rischio di “volare alto”. Quanto è difficile riuscire a tenere alta la concentrazione ed i piedi ben saldi a terra?
“Personalmente no, per me non è una cosa difficile nel senso che vengo da Forlimpopoli non da una metropoli come Milano o da realtà complicate. Sono una persona semplice e consapevole che al momento mi stia andando bene ma tra un mese magari potrebbe andare male quindi rimango tranquillo anche perché i miei genitori mi hanno cresciuto insegnandomi l’umiltà e so cosa voglia dire lavorare ma soprattutto cosa significhi arrivare alla fine del mese. Per questo io non la vedo come una difficoltà cerco di essere sempre me stesso. Ero questa persona prima e sono così adesso anche perché onestamente non ho ancora fatto assolutamente nulla, solo qualche buona partita ma niente di eccezionale”.
Che tipo di allenatore è Sandro Dell’Agnello? Cosa chiede a un giovane come nel tuo caso?
“Dell’Agnello è un allenatore duro dal punto di vista della preparazione. Con lui si lavora veramente tanto e gli allenamenti sono tosti. Però ha un modo di concepire la pallacanestro che mi ricorda molto i miei anni a Siena dove prima veniva la difesa, il picchiare duro, pedalare, dare il 100% in campo e poi si poteva parlare. Questo è un tipo di pallacanestro che a me piace. Quello che chiede ai giovani e a me nella fattispecie è di stare concentrato sulle cose che servono per aiutare la squadra. Nel mio caso è richiesta tanta difesa e dare una mano a rimbalzo poi tutto quello che viene in più stando in campo ben venga ma se mi chiede tre cose, quelle devo fare e cercare di farle bene“.
È un campionato strano ma molto livellato. Ravenna è in testa e Udine piuttosto indietro. Cosa vi dice in proposito coach Dell’Agnello?
“C’è poco da dire, nel senso che noi cerchiamo di pensare una partita alla volta e alla classifica ci guardiamo relativamente. Però è evidente che sia un campionato che al momento non ha padrone e che tutti possono perdere con tutti come è vero il contrario. Non c’è una squadra che possa recitare il ruolo della Fortitudo dell’anno scorso, che era la squadra in assoluto più forte di tutte. Quest’anno il campionato è più livellato e quindi ogni partita è veramente una partita a sé. Noi abbiamo vinto a Orzinuovi bene mentre Verona è andata là ed ha perso. La stessa Verona ha perso in casa contro Milano l’ultima poi però aveva vinto a San Severo senza gli americani. E’ un campionato strano ma noi vogliamo fare bene“.
Tu rappresenti, per i giovani aspiranti cestisti forlivesi, il sogno che si concretizza. Che emozione si prova a giocare all’Unieuro Arena per la squadra della tua città in Serie A2?
“Permettimi di correggerti su una cosa: io rappresento uno che il suo sogno lo sta realizzando perché ancora non ho fatto niente, altrimenti bisognerebbe guardare ad uno come Matteo Frassineti che la carriera lui l’ha fatta davvero. Tornando alla domanda posso dirti che è prima di tutto un onore e poi una responsabilità in più a fare bene. Giocare su quel parquet, davanti a tanti amici e persone che conosci, al canto di Romagna Mia sono veramente un grande onore ed un grande orgoglio“.
Ormai anche Tommaso Oxilia ha completato il percorso di recupero dal grave infortunio. Questo allunga ulteriormente il roster biancorosso. Per Luca Campori cosa cambierà?
“Non lo so, può darsi che cambi qualcosa nel senso che Tommy lo stavamo aspettando perché per noi è un giocatore importantissimo e appena starà bene sarà con noi e siccome più o meno ricopriamo lo stesso ruolo, anche se lui è un po’ più ala ed io un po’ più guardia, potrebbe essere che per me possa cambiare qualcosa. Ma come dicevo prima anche se dovessi giocare un minutaggio inferiore non ci saranno problemi, l’importante è che possa rendermi utile per aiutare la squadra“.
Qual è la tua principale caratteristica ed invece quale il principale difetto su cui lavorare?
“Mmmmhh…. (pausa di riflessione) Sembra strano dirlo ma la mia principale caratteristica è sempre stata più la parte offensiva che quella difensiva anche se al momento la cosa sta girando un po’ al contrario. Quindi direi che la mia qualità principale è quella di poter stare su tutti e due i lati del campo, avere una certa versatilità. Come difetto devo sicuramente imparare a portare un po’ di più la palla, migliorare la sinistra e giocare meglio i pick and roll che è quello che si chiede ad una guardia a questo livello ed è quello che mi manca maggiormente“.
In chiusura, essendo prossimi al Natale, voglio domandarti cosa chiede Luca Campori per sé e per la squadra quale regalo sotto l’albero?
“Comincio dal regalo di squadra e ti dico che mi piacerebbe arrivare al Natale facendo un bel filotto di tre vittorie chiudendo con quella nel derby di mezzogiorno a Ravenna perché sarebbe una bella rivincita oltreché un gran bel regalo di Natale. A livello personale mi piacerebbe continuare così, giocare questi minuti ed aiutare la squadra cercando di essere sempre più protagonista“.
Nel ringraziarti per la disponibilità e complimentandomi per la tua maturità ti faccio il mio più grosso in bocca al lupo per il prosieguo della stagione e per la tua carriera.
“Grazie a te, crepi il lupo e sempre forza Forlì!“.