Intervista esclusiva a Moreno Torricelli, da falegname a punto fermo di Juventus e Fiorentina

Sono sempre troppo poche ma ad oggi qualche intervista a campioni dello sport che da ragazzino ho ammirato e sì, lo ammetto, anche invidiato l’ho fatta. Ogni volta è un’emozione che adoro condividere con chi ama lo sport ed i valori ad esso connessi, come quelli espressi da un monumentale quanto umile Moreno Torricelli al quale va, incondizionato, il mio infinito grazie per questa intervista esclusiva.

Moreno Torricelli buongiorno. Innanzitutto vorrei cominciare col domandarle di cosa si occupa oggi Torricelli nella vita di tutti i giorni?

Buongiorno innanzitutto. Da tre/quattro anni a questa parte mi sto occupando di un progetto che si chiama “Allenarsi per il futuro” ed è rivolto ai ragazzi per l’alternanza scuola lavoro. Facciamo un po’ di formazione e orientamento per il loro futuro. Siamo un gruppo di ex atleti che va a parlare ai ragazzi nelle scuole attraverso questo progetto contro la disoccupazione giovanile ideato da Bosch Italia in collaborazione con Randstad. In questo preciso momento, causa il Covid-19, non ci è più stato possibile andare nelle scuole pertanto stiamo facendo qualcosa sui social network. Ad esempio il giovedì faccio le dirette Instagram con alcuni campioni dello sport parlando del progetto e di tutto quello che vi ruota intorno, in attesa di poter tornare nelle scuole a stretto contatto coi ragazzi“.

Come accadde con Di Livio, anche a lei Roberto Baggio assegnò un nomignolo, quello di “Geppetto”. Può descriverci che tipo di persona era Baggio fuori dal rettangolo di gioco?

Roberto era un ragazzo meraviglioso, molto semplice e a cui piaceva ridere e scherzare. Era sempre propenso allo scherzo e alle battute ma quando era il momento di lavorare era un professionista serio e fantastico. E’ stato forse uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi”

Il 1992, sportivamente parlando, è per lei l’anno in cui le cambiò la vita. Può raccontarci di quell’amichevole Caratese-Juventus e ciò che ne seguì?

In realtà l’amichevole Caratese-Juventus avvenne, come da contratto, solo in seguito al mio trasferimento alla Juve. Fui contattato da un signore che mi disse che c’era l’interesse della Pro Vercelli ma io risposi che non ero interessato e successivamente, grazie a questo signore e alle sue conoscenze, finii per fare un’amichevole Juventus contro Pro Vercelli con la maglia della Juventus. Fu totalmente inaspettato e bellissimo perché era la mia prima volta, la mia prima amichevole con ragazzi che avevo ammirato solamente in televisione. Puoi immaginare quanto fu bello ed emozionante essere in campo con loro. Dopo quell’amichevole ce ne furono altre tre con una settimana di allenamenti a Torino sempre in compagnia di giocatori come Galia, De Agostini, Corini, Tacconi o Schillaci e per me fu una cosa davvero incredibile“.

Se le dico Giovanni Trapattoni qual è il primo pensiero che le viene in mente?

Beh… il primo pensiero che mi viene in mente è che a Trapattoni devo tutto. Devo tutto perché ha avuto il coraggio di lanciarmi fin da subito tra i titolari della Juventus, ci ha visto lungo, ci ha creduto e ha azzardato nel gettarmi nella mischia. Non so quanti altri allenatori al posto suo avrebbero rischiato la propria faccia per lanciare un emerito sconosciuto, soprattutto alla Juventus. Lui quel coraggio lo ha avuto e quindi gli sarò sempre grato. Poi alla fine siamo stati ripagati in due“.

Dopo Trapattoni un altro allenatore importante sul suo cammino fu Marcello Lippi. Posso chiederle un profilo del Lippi allenatore e del Lippi uomo?

“Mah… Lippi è una persona molto determinata e molto intelligente. Questo vale sia per l’uomo che per l’allenatore. Per quanto riguarda poi i suoi metodi d’allenamento e i modi di sistemare la squadra in campo mi piaceva un sacco. E’ stato veramente l’artefice di quel cambiamento che permise alla Juventus di tornare al successo dopo tanti anni. Posso dirti che Lippi fece un lavoro davvero spettacolare”.

La sua storia calcistica è stata definita una favola. Lei è un altro fantastico esempio di come nella vita si possano raggiungere grandi risultati con dedizione e sacrificio senza per forza crescere in un settore giovanile di grande livello. Crede che nel calcio moderno possa essere ripetibile per un giovane calciatore dilettante?

Io mi auguro che possa essere ripetibile, non so se possa esser possibile ma me lo auguro col cuore perché qualora si verificasse un evento del genere sarebbe bellissimo e significherebbe che un altro ragazzo avrebbe raggiunto il proprio sogno. Era già parecchio difficile ai miei tempi ma adesso ancor di più. Purtroppo c’è troppa frenesia e non c’è tempo di aspettare e di provare questi ragazzi“.

Qual è la caratteristica o il valore fondamentale che deve avere un giovane aspirante calciatore?

Io credo che quello che fa la differenza sia l’atteggiamento con cui uno si proietta verso il lavoro, perché è proprio attraverso il lavoro che si migliora. E’ attraverso la perseveranza, la forza di non mollare mai che si possono raggiungere risultati importanti a prescindere dal talento che uno ha“.

Parliamo di Juventus con la quale ha vinto 3 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa italiana e 1 Supercoppa UEFA. Cosa aveva di speciale quella Juventus?

Quella Juventus era composta da un gruppo fantastico che andava al di là delle qualità dei singoli giocatori. Eravamo un gruppo veramente fantastico in cui ognuno, e lo dico veramente, rinunciava al proprio per dare alla squadra. Quello credo che sia la parte fondamentale per far sì che un gruppo possa rendere al massimo e quella Juventus aveva questa straordinaria qualità“.

Come giudica la Juventus attuale, cosa le manca per un ulteriore step di crescita?

Guarda a mio avviso non manca niente, nel senso che trovo la rosa attuale, una rosa di grandissimo livello a cui non manca davvero niente. E’ prima in classifica in campionato con lo scudetto praticamente in tasca. L’unica cosa che manca è quella che stanno chiedendo ed aspettando tutti: la Champions League. Manca quel pizzico di fortuna per vincerla ed in questa stagione ce ne vorrà un pizzico in più del solito perché da quando riprenderà la competizione, con tutte partite secche, saranno tutte finali“.

Lei ha avuto la fortuna di giocare con fuoriclasse come Vialli, Baggio, Del Piero e Zidane. Posso chiederle due parole su ognuno di questi campioni?

Bella domanda (e sorride). Allora.. Vialli il leader assoluto, veramente una persona fantastica. Fu senza dubbio uno degli artefici di quella Juve vincente. Baggio il genio, nonostante i tanti problemi alle ginocchia è riuscito a fare cose straordinarie. Zidane (e anche qui sorride deciso) un altro genio, un fuoriclasse assoluto e di un’umiltà incredibile nonostante il grandissimo talento di cui fosse dotato, infine Del Piero è la bandiera, perché è un ragazzo che sin dal suo arrivo alla Juventus crebbe tantissimo e negli anni miei, soprattutto la stagione 1997/98, fece un’annata strepitosa. Un ragazzo molto intelligente che ha lavorato per diventare la bandiera della Juventus“.

Nel calcio di oggi c’è un giocatore che a suo avviso può essere accostato al Torricelli bianconero?

Mah guarda non mi piace mai trovare degli accostamenti o delle similitudini. Io credo che ognuno sia unico a suo modo. Ci sono giocatori che si possono tra virgolette assomigliare per ruolo o per caratteristiche fisiche piuttosto che tecniche, ma ognuno è unico a modo suo. Quello che posso dirti è che ultimamente mi sta piacendo molto, nel ruolo, Di Lorenzo del Napoli“.

Nella stagione 1998/99 il suo passaggio dalla Juventus alla Fiorentina favorito dalla presenza del Trap sulla panchina viola. Come fu l’accoglienza da parte della tifoseria gigliata?

Da parte dei tifosi ci fu un’accoglienza con scetticismo perché la rivalità tra le due società è tanta e non fu facile per me prendere quella decisione. Fu un riconoscimento verso Trapattoni per quello che aveva fatto anni prima con me e quindi quella riconoscenza che avevo verso di lui mi portò a fare quella scelta. Comunque lo scetticismo iniziale fu ben presto cancellato perché quella squadra fece un ottimo campionato condito da buone prestazioni da parte del sottoscritto che mi valsero il rispetto dei tifosi“.

A Firenze tre stagioni di spessore culminate con la conquista della Coppa Italia. Quali differenze ha riscontrato nel vincere un trofeo a Firenze piuttosto che a Torino?

Vincere non stanca mai. Il sapore della vittoria è sempre lo stesso. Chiaramente alla Juventus si è più abituati alla vittoria ma vincere non è mai una cosa semplice. A Firenze fu un successo importante in un momento in cui, a livello societario, c’erano abbastanza casini. Per questo motivo fu doppiamente bello anche se io in quel periodo ebbi parecchi infortuni tanto che quella vittoria fu più dei miei compagni che non mia, diciamo così“.

Nella Fiorentina ha giocato con campioni come Batistuta, Edmundo e Rui Costa. Posso chiederle due brevi considerazioni anche su questi “mostri” della nostra Serie A?

Batistuta il prototipo del bomber, il classico centravanti completo, gran lavoratore che in Italia migliorò tantissimo. Rui Costa anche lui un giocatore fantastico, un genio e un fuoriclasse assoluto, un ragazzo molto umile e di grande qualità. Edmundo era il classico esempio di genio e sregolatezza, nel senso che aveva tantissima qualità che non sempre riusciva a metterla in pratica. Era un ragazzo molto suscettibile e questo a mio avviso, nel corso della sua carriera, credo lo abbia frenato un po‘”.

Nella stagione 2003/04 si trasferì a Barcellona sponda Espanyol. Che ricordi conserva di quell’esperienza?

Conservo bellissimi ricordi. La Liga col suo contorno e i suoi tifosi sono stati una buonissima esperienza ed anche lì ho avuto la fortuna di giocare con giocatori importanti come De La Pena, Tamudo, Toni Jiménez, Boghossian, Domoraud, insomma eravamo un’ottima squadra che non riuscì sul campo ad ottenere risultati importanti per i quali era stata costruita. Però, ti ripeto, anche quella fu un’esperienza fantastica“.

In conclusione, vista la levatura dei compagni di squadra con i quali ha giocato in carriera, posso chiederle qual è il giocatore più forte e decisivo col quale abbia mai giocato?

Compagni di squadra ne ho avuti tantissimi. Ho giocato insieme a grandissimi giocatori, penso ad esempio a due Palloni d’Oro come Baggio e Zidane, ma fare nomi diventa davvero difficile però dovendo farne uno voglio cambiare nome e non andare sui soliti, anche scontati, e quindi credo che il più forte possa essere stato Didier Deschamps, sia come persona, che come mentalità, voglia e intelligenza calcistica. Un grandissimo davvero“.

Torricelli non so come ringraziarla e le faccio il mio più grosso in bocca al lupo per tutto ed in particolare per lo sviluppo del suo progetto con i giovani.

Grazie a te è stato un piacere. Crepi il lupo“.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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