Siamo solo in agosto e tutti (forse non proprio tutti) sappiamo la valenza che ha il calcio di questi tempi. Maurizio Sarri è sulla panchina della Juventus da appena un mese e come tutti è alle prese con il classico cantiere aperto.
Detto ciò la domanda sorge spontanea: “Sarà Maurizio Sarri a cambiare la mentalità alla Juve o sarà la Juventus stessa a ravvedere Maurizio Sarri con l’immancabile e incontrovertibile concezione che vincere non è importante è l’unica cosa che conta?”
Le prime uscite stagionali lasciano il tempo che trovano però va dato a Cesare quel che è di Cesare e quindi dobbiamo riconoscere che l’imprinting dato dal mister ex Chelsea inizia a intravedersi.
Cambio di mentalità
Ci vuole tempo e soprattutto ci vogliono gli uomini con cui poter lavorare quotidianamente. Il cambio, che fosse avvenuto con Guardiola al timone o con lo stesso Maurizio Sarri, è un cambio radicale perché pone il gioco alla base del progetto tecnico e prevede squadra corta e pressing molto alto.
Così, dal pragmatismo di Allegri, dobbiamo abituarci all’essenza di Sarri, dove l’essenza è più precisamente la ricerca del bel gioco per arrivare al successo. In tanti avevano voglia di vedere un qualcosa di nuovo. Con Sarri questo può avvenire ma, come detto, ci vuole tempo.
Ci vuole (vorrebbe) tempo
Quel tempo che, nei suoi 122 anni di storia, la Juventus non ha mai concesso a nessuno perché vincere non è importante è l’unica cosa che conta. Da qui l’interrogativo, o se preferite la curiosità, di vedere se Maurizio Sarri saprà cambiare mentalità a questa squadra. Una squadra che, nella fase iniziale del campionato, potrebbe anche lasciare diversi punti per strada. Oppure se, per i motivi di cui sopra, Sarri si convertirà in ragione del credo societario per il quale vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta.
Il Sarri di Napoli
A Napoli, per sua stessa ammissione, poté offrire un calcio spettacolare, fatto di fraseggi rapidi e verticali con gioco a due o tre tocchi, perché a Napoli aveva una rosa di uomini disposti a sacrificarsi l’uno per l’altro senza il solista fuori dal coro.
Il Sarri di Londra
A Londra, sponda Chelsea, tutto questo non gli è stato possibile riprodurlo perché aveva in squadra 5 solisti che non gli consentivano di riproporre lo stesso concetto di calcio. E così ha puntato sulla valorizzazione dell’estro di Eden Hazard.
E il Sarri di Torino?
A Torino come sarà? Sarri avrà il tempo di inculcare nella testa di uomini che vengono da anni di successi figli del pragmatismo una mentalità completamente nuova o dovrà egli stesso abbandonare l’essenza della sua idea di calcio per ottenere la vittoria ad ogni costo? Riuscirà Sarri a cambiare la Juve o sarà la Juve a cambiare Sarri?
È un bell’interrogativo a cui presto potremo dare una risposta. Con la speranza che il tecnico napoletano, toscano d’adozione, possa vincere e convincere attraverso il bel gioco e il divertimento. Agnelli, Paratici e Nedved decisero per un cambio radicale e per quello ci vuole tempo, quello che alla Juve non hanno messo concesso a nessuno.