Tanto “can can” attorno ad Emre Can

Ecco perché cedere il tedesco sarebbe un “fallimento programmatico”

Il mondo è bello perché è vario o, per dirla come ad alcuni piace sottolineare, è bello perché è avariato. Preferisco riferirmi ad un mondo vario perché non ho intenzione di offendere nessuno, nè tantomeno di mancare di rispetto alle idee differenti di chicchessia.

Ho ritenuto necessario questo intervento per chiarire meglio il senso del mio tweet di ieri perché, dalle diverse critiche ricevute, evidentemente non si è capito il significato che allo stesso volevo imprimere.

Il mio tweet “incriminato”

Punto primo

La considerazione sulla possibile cessione di uno dei centrocampisti migliori della rosa, tale è Emre Can, non va intesa come una critica a Paratici o alla dirigenza in generale. Molto più semplicemente è una constatazione del fatto che lo stesso giocatore fu acquistato a parametro zero dopo un corteggiamento di quasi un anno, strappandolo alla concorrenza di diverse big europee tra cui, non ultimo, il Bayern Monaco. La Juventus in primis, e lo stesso Emre Can, non chiusero il matrimonio pensando che quella fosse un’operazione di passaggio. Can avrebbe dovuto essere un perno della mediana bianconera per diversi anni. E lo stesso centrocampista, pur con una discutibile clausola rescissoria esercitabile dal terzo anno, manifestò tutta la sua soddisfazione per la scelta fatta. Pertanto l’eventuale cessione (perché nel mercato tutto cambia in un amen) sarebbe figlia di scelte economico/finanziarie e non tecniche.

La possibile cessione di Emre Can sarebbe per questioni di bilancio e non tecniche – foto ilbianconero.com

Punto secondo

In tanti hanno ravvisato nel mio tweet una critica al giocatore blaugrana Ivan Rakitc perché definito “in fase calante”. Orbene, premesso che prestazioni alla mano, il Rakitic delle ultime due stagioni dimostra questo, lungi dal sottoscritto criticare un giocatore di quel livello. E il contenuto del tweet dimostra che il problema non è il confronto qualitativo tra i due centrocampisti, assolutamente rispettabile chi preferisce l’uno piuttosto che l’altro, il problema è che l’eventuale scambio farebbe saltare quel progetto tecnico che poneva Emre Can (sottolineo fortemente voluto da Fabio Paratici) al centro della mediana bianconera. Tra l’altro significherebbe, dopo il ringiovanimento della rosa, ricordo che il tedesco è un classe ’94 mentre il croato è un classe ’88, fare anagraficamente e fisiologicamente decisi passi indietro.

Ivan Rakitic possible lo scambio con Emre Can – foto fcbarcelona.com

Punto terzo

Capisco i tanti innamorati della Vecchia Signora e sfido loro a trovare un mio articolo o un mio tweet in cui, in maniera catastrofica, “sputo” o “getto fango” verso una dirigenza che dal 2006 ad oggi, rimboccandosi le maniche, ha riportato la Juventus dove merita di stare. Quello però che fatico a capire, e altrettanto onestamente dico che fatico ad accettare, è il pensiero di quei tifosi secondo i quali, proprio per questi ultimi 8 anni di successi, alla Juventus non si può contestare nulla. Sbagliato, perché anche i migliori possono commettere errori e proprio questi errori oggi ti mettono nella condizione di dover sacrificare Emre Can che mai avresti voluto e pensato di cedere solo un mese fa.

Punto quarto

La Juventus è un’azienda e come disse il Presidente Andrea Agnelli in questa azienda ci sono ruoli ben definiti. La Juventus è una Società quotata in borsa che deve rispondere ai soci investitori e che deve muovere oculatamente i propri passi. Sono perfettamente consapevole che a Torino nulla si faccia a caso o per caso; l’ho scritto, l’ho detto e l’ho ripetuto svariate volte ma è anche vero che ogni tanto succede che si debba operare contravvenendo ai programmi stilati. Ed è altrettanto vero che il mercato bloccato in uscita ha creato e mandato in confusione il CFO bianconero.

Punto quinto

In conclusione, qualora andasse in porto l’operazione tra bianconeri e blaugrana, pur essendo il sottoscritto uno strenuo ammiratore di Emre Can, l’obiezione mossa non sarebbe tecnica ma esclusivamente di mancato rispetto dei programmi preventivati. E questa necessità di alleggerire il monte ingaggi e mettere a bilancio quante più plusvalenze possibili sono chiaramente figlie dell’onerosissimo investimento effettuato con Cristiano Ronaldo e successivi rinnovi plurimilionari a ultratrentenni che oggi ti obbligano a valutazioni “dolorose” che non possono rientrare nel novero della programmazione.

Punto Sesto

Il turco naturalizzato tedesco in troppi non hanno ancora avuto modo di apprezzarlo a fondo per quelle che sone le sue indubbie qualità. Giocatore moderno, fisico e tecnico al tempo stesso, dotato della rara capacità di ricoprire tutti i ruoli della mediana e districarsi sia in un centrocampo a due che in un centrocampo a tre. Giocatore dall’intelligenza calcistica sopra la media è in grado di ricoprire anche il ruolo di centrale difensivo. Impensabile che Sarri non lo ritenga idoneo per la sua idea di calcio quando a Parma è sceso in campo Matuidì.

Paratici e il mercato

Mi dissocio in maniera netta da chi sostiene che Giuseppe Marotta fosse il vero mago del mercato bianconero. L’ex AD era certamente un grande diplomatico e uomo di assoluta rispettabilità. Era però eccessivamente confidenziale con la stampa e soprattutto non aveva e non avrà mai quel fiuto di scopritore di talenti che invece è caratteristica di Fabio Paratici. Quest’ultimo non lo si può condannare per le difficoltà attuali perché figlie anche della precedente gestione. E soprattutto non si possono dimenticare gli acquisti in serie di Ramsey, Buffon, Rabiot, Demiral, de Ligt e Romero.

Dulcis in fundo

Dulcis in fundo quello che ho definito “fallimento programmatico“, che si potrebbe definire anche “grave errore di valutazione nel programma“, è determinato dal fatto, e spero sia ora perfettamente comprensibile, che la cessione di un top player come Emre Can è solo per questioni di bilancio e non per scelta tecnica. Paratici stravede per lui ma le possibili mancate cessioni di Rugani, Matuidi e Mandzukic costringono la società a considerare scelte piuttosto dolorose. Talmente dolorose che mi duole solo pensare della possibilità che possa partire Demiral qualora non uscisse Rugani (ipotesi che ho verificato). Perché è bene si sappia che uno deve essere ceduto.

Se salta la partenza di Rugani sarà sacrificato Demiral- foto aksam.com.tr
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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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