E venne il giorno. Che non è come dire “E venne il gatto che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò“.
Qui non parliamo della fiera dell’Est di Angelo Branduardi. Non si tratta della guerra tra irriducibili e “malleabili“, perché le guerre siano esse state di religione, politiche o di ideali non hanno mai portato da nessuna parte.
Qui parliamo del giorno in cui venne Maurizio Sarri, il nuovo allenatore della Juventus, colui che è stato scelto per aprire un nuovo ciclo di vittorie. L’uomo del “vincere convincendo” come lui stesso si è presentato ai microfoni di una sala stampa decisamente gremita.
Le vedove di Allegri
Quante volte avete sentito la frase “Le vedove di Allegri“? Sinceramente l’ho sempre mal digerita perché l’utilizzo che se n’è fatto, nei confronti di un allenatore che, volenti o nolenti, ha vinto come pochi altri nella storia della Juventus, è stato dispregiativo e accusatorio.
Io non sono una vedova di Allegri sono piuttosto uno di quei milioni di tifosi bianconeri grati al tecnico per il lavoro svolto e le vittorie conseguite. Sono uno di coloro che vissero l’addio di Conte e l’arrivo del Mister (volutamente con la M maiuscola) di Livorno con estremo scetticismo. Col tempo e grazie alle vittorie ho saputo riconoscere l’errore nel pregiudizio che mi accompagnò nei suoi primi mesi juventini.
E così sarà per Maurizio Sarri.
Inizio convincente
“Vincere convincendo“. Questa è indubbiamente un punto focale della conferenza stampa tenutasi nella sala “Gianni e Umberto Agnelli“. Punto focale di una conferenza nella quale il neo allenatore bianconero si è disimpegnato decisamente bene sia a livello dialettico che a livello di tempi di risposta.
Napoli e i napoletani
“Ogni mattina mi svegliavo con il pensiero fisso di battere la Juventus. Ho sempre dato il 110% e utilizzato ogni mezzo per provare a battere i migliori. Bisogna tenere conto delle circostanze e capire che certe frasi sono figlie del momento. Rifarei tutto, non rinnego nulla. Quando uscirò dal San Paolo se mi avranno applaudito o fischiato sarà un segno d’amore dei napoletani ma il mio giudizio con cambierà in nessun caso“. Il virgolettato è il fulcro del suo pensiero dedicato al suo passato azzurro. Forse alcuni irriducibili non avranno apprezzato ma gli va dato atto di essere uscito dal suo primo esame bianconero con la promozione in tasca.
Uomini e moduli
Al Chelsea, va detto, il fluido e spettacolare gioco espresso a Napoli non si è visto ma è altrettanto vero che la risposta, a precisa domanda in merito, è quanto di più convincente Sarri potesse dire.
Il gioco va sviluppato in funzione delle caratteristiche dei giocatori e se a Napoli c’era un gruppo disposto al sacrificio e al gioco di squadra, al Chelsea c’erano 4 solisti che invece che giocare a due tocchi avevano bisogno di accarezzare più volte la palla ed anche a loro andava data la possibilità di esprimere le proprie individualità.
La sua Juve
È evidentemente ancora presto per capire come potrà giocare la sua Juve perché il mercato non è ancora iniziato e perché ci sono giocatori che la società potrebbe dover sacrificare in nome del bilancio.
Però, c’è un però. Che Ronaldo fosse incedibile non c’era bisogno di alcuna menzione, ma su Pjanic in special modo, Dybala e Douglas Costa si è sentito in dovere di spendere qualche parola.
I giocatori tecnici e di grande talento sono quelli che rappresentano il fiore all’occhiello per la sua idea di calcio. Negli ultimi 30 metri sono quelli che ti inventano la giocata e ti fanno vincere le partite. E soprattutto chiudono il cerchio attorno al punto focale della conferenza stampa: consentono di “vincere convincendo”.
Il primo esame è superato
Non rinnego quello che era il mio pensiero. Sarri non lo avrei scelto, non per l’allenatore ma per l’uomo, ma come già in passato mi ricredetti su Allegri concederò al campo, giudice inappellabile, la possibilità di cambiare la storia dei miei pensieri.
A lui, l’anno in Inghilterra ha indubbiamente fatto bene. Alla Juventus, sono certo, completeranno il processo di affinamento del Sarri fuori dal campo. “In 30 anni di carriera non ho mai visto una squadra così determinata nel voler prendere un allenatore“. In questa frase, che nessuno mi toglierà mai dalla testa, concordata con la Società, c’è tutta l’organizzazione bianconera. Nessuna frase è buttata lì a caso, tutto è preventivato e concordato tra le salde mura della Continassa.
Intanto nella conferenza stampa di ieri l’impressione avuta è che l’intelligenza non gli faccia difetto.