Con Tudor la Juve non accetta ceffoni in silenzio: la dignità va difesa.
La Juventus a Verona ha giocato male. Male e basta. Una squadra stanca, senza qualità in mezzo al campo, incapace di dare un’idea di gioco e di mordere davvero la partita. È questo il punto di partenza, inevitabile: se vuoi vincere certe gare, devi mettere in campo qualcosa di più. La Juve oggi non ce l’ha, e questo è un problema che Igor Tudor e società devono affrontare con urgenza.
Ma, detto questo, non si può nemmeno chiudere gli occhi davanti a ciò che è successo al Bentegodi. Perché il rigore assegnato al Verona è semplicemente inesistente. Una decisione assurda, che il VAR non può e non deve avallare. E, come se non bastasse, resta inspiegabile la mancata espulsione di Orban dopo la gomitata a Gatti: gesto volontario, cercato, punibile senza se e senza ma. Episodi del genere, ripetuti e non corretti nemmeno con l’ausilio della tecnologia, diventano tossici. Perché il passo dal semplice errore al “pensar male” è sempre più breve.
E qui sta il punto: è irritante chi prova a gettare acqua sul fuoco solo perché la squadra danneggiata è la Juventus. È irritante sentire discorsi, da juventini e non, del tipo “la Juve ha giocato male, il Verona meritava il pareggio”. Tutto vero, ma non va perso il focus sull’ importanza degli episodi nel gioco del calcio. Sì, perché il calcio è fatto di episodi, e sabato due di questi hanno condannato la Juventus alla non vittoria.
Attenzione: non si tratta di nascondersi dietro un alibi. Tudor deve crescere, tutta la Juve deve crescere, ritrovare ritmo, qualità e idee. Ma il calcio non è solo estetica o prestazione: è anche episodi, episodi che fanno la differenza. In un campionato ci sono partite giocate male che si portano a casa grazie a un dettaglio, a un episodio che gira a favore. Sabato, per la Juventus, poteva essere proprio una di quelle occasioni. E invece no: l’errore arbitrale, anzi gli errori arbitrali, hanno pesato, eccome.
Serve una Juve migliore, ma serve anche un calcio in cui il VAR faccia il suo mestiere. Altrimenti la linea tra alibi e sospetti rischia di sparire.