Intervista esclusiva a Nicola Natali, ala della Pallacanestro Forlì 2.015

Nel preciso istante in cui Forlì ha capito che c’erano i margini per una trattativa che avrebbe potuto riportare il “SindacoNicola Natali all’ombra di San Mercuriale l’operazione è stata relativamente rapida e semplice. Natali torna nella città che lo vide protagonista dal 2011 al 2013 e che lo elesse a “Sindaco” per la sua professionalità e dedizione alla causa. Ho avuto il piacere di raggiungere telefonicamente Nicola che ringrazio pubblicamente per questa intervista esclusiva. Voglio altresì ringraziare l’Unieuro Pallacanestro Forlì per la concessione della stessa.

Bentornato Nicola, per cominciare non posso non chiederti che effetto ti fa riabbracciare Forlì 7 anni dopo?

Chi mi conosce e mi ha conosciuto quando sono stato qua nella mia prima esperienza forlivese può immaginare l’emozione che ho provato nel momento in cui ho ricevuto la telefonata di coach Dell’Agnello, col quale ho un rapporto speciale per la precedente esperienza qua a Forlì, per l’essere compaesani e quindi l’esserci sentiti e visti spesso in questi anni. Poi quando ho firmato, mi trovavo all’Isola d’Elba, ed è stato ufficiale che sarei diventato un nuovo giocatore di Forlì è stata una grandissima gioia perché tutti sanno del legame c’è tra la mia famiglia e la vostra città“.

Puoi raccontarci che ricordi hai della città di Forlì?

I ricordi sono tanti… per quanto riguarda il campo mi vengono i brividi al ricordo del palazzo pieno, di tutte le bandiere biancorosse, mentre se penso ai cori “Romagna Mia”, piuttosto che “Fino alla fine i Biancorossi”, mi viene la pelle d’oca. Forlì è anche il ricordo di quella stagione in cui ci comunicarono che non c’erano più soldi, che avremmo dovuto trovarci un’altra squadra, ma il coach (Dell’Agnello n.d.r.) ci venne a dire che chi avesse scelto di rimanere lo avrebbe dovuto fare senza pensare alle situazioni extra campo e dare ancora di più di quello che si stava dando sino a quel momento. Così successe che Todic andò via, ma noi trovammo la quadra, ci compattammo ancora di più, ed arrivammo sino ai Playoff. Per quanto riguarda la città mi restano i ricordi con tutti gli amici che ho conosciuto qui a Forlì perché, per voi che ci vivete forse è una cosa scontata, ma per chi viene da fuori non è così, i forlivesi hanno una mentalità ed un’ospitalità che fa la differenza, una passione ed un attaccamento al basket che ovunque tu vada vieni trattato quasi come fossi un Dio e questo mi ha consentito di stabilire rapporti d’amicizia che mi legano molto a questa città“.

Nel corso di questo periodo sei passato da Barcellona Pozzo di Gotto, a Casale Monferrato, sino a Varese. Raccontaci qualcosa di queste tappe di crescita.

Andai via da Forlì per andare a Barcellona perché era ormai chiaro che c’erano gravi problemi economici e mi venne offerta l’opportunità di andare in una squadra che disponeva di un grandissimo budget, che aveva ambizioni di salire in A1 e quindi di approdare in una realtà che mi prospettava sia un aspetto economico importante, sia l’aspetto tecnico. Purtroppo le cose non andarono come sperato per due motivi: in primis perché una reazione ad un vaccino antinfluenzale mi costrinse al ricovero in ospedale, esperienza traumatica, e in secondo luogo perché la chimica della squadra non rispettò le aspettative. Devo però dire che per carattere io cerco sempre di prendere il meglio da ogni esperienza per cui anche quella fu una tappa di crescita che considero importante nella mia carriera. Da lì passai poi a Casale accettando un’offerta, diciamo così un po’ a scatola chiusa, nel senso che non conoscevo la piazza e non sapevo a cosa andavo incontro. Servì a me per rilanciarmi dopo un periodo in cui giocai poco a seguito del problema che avevo avuto e quindi avevo bisogno di un’avventura non troppo ambiziosa. In realtà mi ritrovai in una società super, dove sono stato divinamente e con la quale centrammo per tre anni di fila i Playoff, la Coppa Italia… insomma mi sono trovato benissimo anche lì per “colpa” (volutamente tra virgolette) del mio carattere, del mio modo di vivere la città e del legarmi alle persone. Ho fatto 3 anni super, giocando da protagonista in quintetto, lì ho iniziato a convivere con la mia fidanzata che oggi è mia moglie e poi è arrivata la chiamata assolutamente inaspettata dalla Serie A con una telefonata di Coldebella e Caja che decisero di puntare su di me e portarmi a Varese. Chiamata inaspettata perché con tutti gli stranieri che affollavano la categoria per un italiano ritagliarsi spazio era diventato abbastanza difficile e inaspettato. Al di là del fatto che conoscessi le persone da cui questa telefonata arrivò, perché in passato avevano lavorato con mio padre, non potevo assolutamente dire di no ad una piazza storica come Varese nonostante andassi lì un po’ alla cieca. Invece devo dire che anche in quel caso riuscii a ritagliarmi il mio spazio, sono stato riconfermato per tre stagioni giocando 9-10 minuti che comunque in Serie A sono minuti importanti e quindi è stata un bellissima esperienza che si è conclusa adesso ma della quale nutrirò sempre un grandissimo ricordo. Ho fatto di tutto per provare a rimanere in Serie A ma la squadra è stata modificata e così nel momento in cui sono andato sul mercato (ride) è arrivata la telefonata che ormai tutti sapete “.

E’ ancora prematuro domandarti della Pallacanestro Forlì 2.015 che però mi risulta ti abbia voluto fortemente, di conseguenza ti chiedo che impressioni ti ha fatto la nuova società?

Impressione super positiva innanzitutto perché mi ha chiamato subito il Presidente Nicosanti che mi ha anche raccontato la sua storia. Quando alla prima telefonata gli dissi che non sono un fenomeno ma a Forlì mi hanno apprezzato per le mie capacità di gioco di squadra, di aggressività e di unione con i compagni eccetera, lui si è sentito in dovere di raccontarmi la sua storia che è appunto quella di uomo che è partito dall’essere un dipendente di Unieuro per arrivare ad esserne l’Amministratore Delegato. Quindi si è voluto ricollegare al fatto che non serve solo il talento, ma anche l’umiltà ed il sacrificio sono fondamentali per raggiungere grandi traguardi. Altra grande impressione è stata quella che ho avuto di Pasquali perché oltre ad essere un professionista serio, preciso e di alto livello è quello che serve in un ambiente così carico e che vive di sogni, ma soprattutto vuole fare professionismo ad alti livelli. Poi in questi giorni abbiamo fatto una cena a Castrocaro con tutti i soci ed io ne conoscevo solamente due. La società è cambiata completamente ma tutti me ne hanno parlato un gran bene per serietà, solidità e ambizioni. Pertanto posso dire di essere arrivato nel posto giusto al momento giusto“.

Qui in Romagna ritrovi coach Sandro Dell’Agnello che avesti già nel corso della tua prima esperienza forlivese. Come hai detto prima hai già parlato con lui, posso chiederti cosa si aspetta da te?

Lui mi ha chiesto di fare quello che facevo 8 anni fa. Ricordo ancora che nel corso di un intervista mi definì “giocatore spazzatura” e chi era lì presente rimase sorpreso prendendo quasi le mie difese pensando che fosse un modo per definirmi negativamente. Invece lui gli rispose che voleva essere un grande complimento perché quando giocava era un giocatore che riusciva a portare energia, rimbalzi d’attacco, facendo un taglio o facendosi trovare pronto su uno scarico, insomma un giocatore in grado di dare alla squadra tutto quello che poteva tenendo conto che per il talento c’erano gli americani. Ovviamente mi ha chiesto più responsabilità e leadership data l’esperienza maturata in questi anni, ma credo che tutto verrà da sé. Sicuramente dovrò ricoprire più ruoli perché in attacco, nonostante in questi anni abbia sempre giocato da “3” con qualche minuto da “4”, qui per il suo tipo di gioco mi vede più da “4” che apre il campo e tira da tre, ma mi ha anche detto che devo esser pronto a tutto sia in difesa che in attacco“.

Escludendo Dell’Agnello, qual è il coach al quale devi di più per la tua carriera?

Eh… questa è dura… è veramente difficile ma anche se può sembrare diplomatico devo dire che ogni coach che ho avuto mi ha dato qualcosa, da ognuno ho imparato qualcosa di diverso. Poi dovendo fare un nome sono grato a Caja che ha avuto il coraggio di provarmi in Serie A, di confermarmi per tre anni, di farmi giocare e quindi ti dico lui“.

Tornassi indietro nel tempo c’è una scelta che non rifaresti o che faresti in maniera diversa?

Assolutamente no. Per carattere non guardo mai al passato con rimorsi o rimpianti perché oggi, che è venerdì 17 luglio (ieri per chi legge), sono strafelice della mia vita sia privata che professionale e tutti gli errori che ho commesso nel corso della stessa sono comunque serviti per arrivare dove sono arrivato e quindi non cambierei una virgola“.

Da Varese a Forlì. Oltre alla categoria che cosa cambia per te?

Cambia l’ambizione. Lì avevo l’obiettivo di cercare ogni giorno di essere all’altezza di una situazione di livello top mentre qui ho l’ambizione e l’obiettivo, anche se non si potrebbe dire, di vincere ogni partita e salire in Serie A. In pratica cambia proprio l’approccio, ti svegli la mattina e lì devi cercare di essere al livello top dei tuoi compagni, mentre qui devi cercare di fare di tutto per vincere“.

Per molti tifosi tu sei “Il Sindaco”. Che effetto ti fa questo soprannome?

Sorrido perché il Sindaco, quello vero, l’ho incontrato a cena in questi giorni e fa enorme piacere perché so cosa significhi questo attestato di stima nei miei confronti. Essere apprezzato per essere quel giocatore che si è sempre battuto per la causa, per aver sempre sudato sul campo ed aver onorato la maglia che indossava, sono caratteristiche che mi hanno sempre contraddistinto e se mi vengono riconosciuti questi valori ci godo molto di più del fatto di esser riconosciuto per determinate caratteristiche tecniche che tra qualche anno, quando avrò smesso di giocare, non mi serviranno più a nulla mentre i valori che ti dicevo me li porterò per sempre dietro. Pertanto avere questo riconoscimento è motivo per me di grande orgoglio e di grande stimolo“.

Immagina di avere davanti a te un ragazzino che culla il sogno di arrivare a giocare in Serie A1. Cosa gli direbbe Nicola Natali?

Gli direi di sognare in grande, non perché è quello che si sente dire, ma perché ci credo veramente. Sognare, vedere dove vuoi arrivare e cosa vuoi realizzare è fondamentale, ma allo stesso tempo se sogni e basta non arrivi da nessuna parte, per cui devi inseguire il tuo sogno facendo tanti sacrifici e lavorando duro per arrivare dove ti sei prefissato di arrivare. Non puoi pensare di stare seduto sul divano e che tutto venga da sé. Devi credere in te stesso, l’ho imparato con gli anni sulla mia pelle perché io ero uno, non dico insicuro, però che si è sempre sottovalutato ed ha sempre avuto i piedi fin troppo piantati a terra. Da un lato è un bene ma se vuoi raggiungere i tuoi sogni devi osare, devi lavorare e credere nei tuoi mezzi“.

Tra i tanti compagni ed avversari che hai incontrato in carriera qual è il giocatore più forte con cui hai giocato e quale quello più forte che hai affrontato?

Questa è davvero dura. Il più forte può essere relativo ma uno dei più forti, anche se non molto appariscente, ma che voi a Forlì conoscete bene e potete capire di cosa parlo è Tyler Cain, perché era veramente una certezza. Non ha mai sbagliato una partita, sempre presente in difesa e a rimbalzo, un giocatore di una solidità incredibile che vorrei sempre con me in tutte le squadre in cui gioco. Uno dei più dominanti con cui ho giocato è Roderick mentre l’avversario… (breve pausa di riflessione) in Serie A ce n’erano tanti che mi saltavano in testa. Mi viene in mente Gentile che ho anche marcato e che fisicamente è una bestia o Teodosic un vero fenomeno“.

Che tipo di persona è Nicola Natali nella vita di tutti i giorni?

Beh rispetto a quando ero a Forlì nel corso della mia prima esperienza sono cambiate tante cose. Ad esempio prima studiavo, oggi invece mi sono laureato con 110 e lode, ho imparato il cinese superando i primi due livelli all’Università di Pisa ed ora mi preparo per il terzo. Da un paio d’anni ho un’agenzia di Social Media Marketing che si occupa della gestione quotidiana di pagine Instagram e Facebook di clienti appartenenti a categorie diverse come possono essere atleti, personaggi famosi, ristoranti, agenzie di procuratori o ad esempio proprio in questo periodo abbiamo firmato con la GIBA. Stiamo crescendo molto grazie al team di 5 persone che ho creato e che si occupano quotidianamente di questo perché ovviamente io sono concentrato sugli allenamenti e posso solo controllare l’operato di tanto in tanto. Poi oggi sono sposato e sono diventato papà, insomma sono cambiate parecchie cose“.

Sei ancora giovane ma a 32 anni certamente maturo. Cosa farà Nicola Natali una volta che avrà smesso di giocare a basket?

Innanzitutto tengo a precisare che ancora ne ho 31 (e ride) poi come ti ho detto poco fa, sfruttando il tempo libero che un giocatore ha a disposizione, ho sempre cercato di programmare il mio futuro e quindi crearmi le basi per il domani. Sono ovviamente soddisfatto e orgoglioso di quello che ho raggiunto fino ad ora e detto questo mi vedo nel mondo dello “Sport Business” probabilmente non come mio padre all’interno di una squadra, ma in aziende che ruotano intorno al mondo dello sport, non necessariamente solo nella pallacanestro. La scelta di studiare il cinese ad esempio è anche dovuta al fatto che mi ero accorto dei grandi investimenti dei cinesi nello sport, sia nel calcio, che nel basket. Penso a diversi giocatori ex NBA andati a giocare in Cina o allo stesso Marcello Lippi, che è amico nostro di famiglia, che ci ha raccontato tutta la sua esperienza cinese che è di altissimo livello e quindi sto costruendo diverse cose ed elaborando diversi progetti che saranno legati al business nello sport“.

Siamo giunti alla conclusione e quindi ringraziandoti per la disponibilità tua e della Pallacanestro Forlì 2.015 ti rinnovo il bentornato e ti faccio un grosso in bocca al lupo.

Di nulla figurati è stato un piacere, speriamo di vederci presto dentro all’Unieuro Arena. Crepi il lupo e Fino alla fine i Biancorossi“.


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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

2 Risposte a “Intervista esclusiva a Nicola Natali, ala della Pallacanestro Forlì 2.015”

  1. Veramente una bellissima intervista. Attendo la prossima a questo punto.
    Complimenti all’intervistatore e all’intervistato.

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