Juventus, sono ore bollenti. Lione ha lasciato il segno.

Il Carnevale è appena passato ma lo scherzo offerto dalla Juventus ai propri tifosi in quel di Lione è di quelli da martedì grasso. Vorrei poter analizzare la sconfitta (più che sconfitta oserei disfatta di gioco e d’immagine) come un incidente di percorso, uno scherzetto subìto ma nulla più.

Non è così. Siamo ormai a marzo e dopo un inevitabile periodo di adattamento e di legittimo tempo concesso al nuovo corso per assimilare nuove idee e una nuova mentalità, si può azzardare che i conti non tornano affatto. Maurizio Sarri, l’uomo scelto (una volta sfumato il sogno Guardiola, quello sì che si può definire tale) per dare un gioco più europeo alla Juventus sembra aver perso il bandolo della matassa.

Non ero e non sono prevenuto nei confronti del mister ex Chelsea, ma se fino a ieri ho cercato le attenuanti ai problemi evidenziati, dopo Lione queste attenuanti si sono dissolte come vapore acqueo. Ed essendo in periodo di “rischio contagio” sono rimasto, lo ammetto, contagiato da chi su Maurizio Sarri ha sempre nutrito più di un dubbio.

Sono pochissime le prestazioni degne di nota, quelle nelle quali la mano del nuovo allenatore è parsa evidente. Il gioco di Sarri prevede una squadra che giochi con la linea di difesa più alta, che pressi e cerchi il possesso palla fatto di due/tre tocchi rapidi e veloci e verticalizzazioni che proiettino attaccanti e centrocampisti alla ricerca della porta avversaria.

Esattamente tutto quello che da ormai due mesi a questa parte non si vede più e che dopo ieri al Parc Olympique Lyonnais è ufficialmente nelle mani di “Chi l’ha visto?“.

Sarri e la comunicazione

Che Sarri non fosse un fenomeno nella comunicazione i tifosi bianconeri ne erano consapevoli, che dopo 8 mesi di mondo Juventus fosse ancora a questi livelli fa sorgere più di un malumore. Dal post Napoli “Se dovevo perdere meglio farlo contro questi ragazzi che mi sono rimasti nel cuore“, sino alla conferenza pre Lione-JuventusPer le squadre italiane la Champions è un sogno“, per finire con le dichiarazioni post partita “Non riesco a farmi capire dai giocatori, giochiamo a due tocchi ma con due secondi di troppo tra un tocco e l’altro e così non si può giocare a calcio” i concetti espressi dal mister non infondono mai certezze ma solo speranze e spesso inficiano il rapporto coi giocatori rei di essere i responsabili unici della mancanza di gioco.

Ma Sarri non è il problema unico

In campo, alla resa dei conti, vanno sempre i giocatori e questi non sono, al netto delle incapacità di recitare lo spartito, esenti da responsabilità. La mancanza di ferocia e determinazione sono ingiustificabili e preoccupanti.

Pjanic, che da prima di Natale cammina spesso per il campo e non verticalizza mai una giocata, non può essere scusato perché impiegato in un ruolo che non sente cucito addosso o non è in grado di ricoprire. Danilo che da tre anni passa più tempo a guardare gli altri da fuori più che da dentro il campo o Alex Sandro che non prova più nemmeno ad arrivare sul fondo per offrire un cross ai compagni ma si limita ad effettuarli da dietro la linea dell’area di rigore, sono solo alcuni esempi di quanto la poca qualità cominci a pesare a questi livelli. Non va poi dimenticata la “scomparsa” di Bernardeschi o lo scarsissimo apporto fornito sino ad ora da Rabiot e Ramsey.

Quale soluzione?

A sentire le dichiarazioni di Sarri c’è di che preoccuparsi perché lui stesso non ha saputo offrire spiegazioni plausibili a questa regressione e a questa apatia mostrata nel 1° tempo di Lione. Non regge più nemmeno la scusa delle motivazioni, della pancia piena dopo 8 scudetti consecutivi e di giocatori alla fine di un ciclo. Verissimo che i cicli finiscono ma è altrettanto vero che sono stati inseriti in organico giocatori nuovi le cui motivazioni non possono non essere elevate.

La sensazione, netta, vedendo la squadra giocare (Dio mi perdoni per l’utilizzo improprio del verbo) è che Sarri (che non è il solo responsabile, lo ripeto) non abbia più la situazione sotto controllo e sia finito in totale confusione.

Domenica o lunedì andrà in scena il big match Juventus-Inter che può essere considerata a tutti gli effetti la partita crocevia della stagione. Il destino di Sarri, che a giugno, salvo vittoria in Champions, sarà sicuramente lontano da Torino, potrebbe essere segnato se l’Inter dovesse fare un altro scherzetto di Carnevale.

Dopo aver voluto la testa di Allegri, oggi in molti chiedono quella di Sarri e sarebbero disposti ad un ritorno al passato. In realtà Max è ancora sotto contratto e in caso di decisione drastica Agnelli, azzerando il volere di Paratici e Nedved, potrebbe anche optare per il ritorno di Allegri che a quel punto non potrebbe dire di no.

Attenzione perché a Torino le acque sono molto agitate e non è uno scherzo di Carnevale. Le ultime parole di Sarri suonano come una sentenza.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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