Potrebbe sembrare il titolo di un libro o per gli amanti del grande schermo di un film, magari diretto da un mago della pellicola, a voi la scelta del regista, ma quel minuto 72 della sfida tra Juventus e Milan terminata 2-0 per i bianconeri grazie alle reti di Mbangula e Weah potrebbe segnare una dicotomia tra quella che è stata la squadra di Thiago Motta sino a ieri e quella che sarà da questa partita, appunto, in avanti. Vincere non è importante è l’unica cosa che conta. Quante volte ci siamo detti questa frase o abbiamo sentito ripeterla nei momenti di difficoltà, quelli in cui la Vecchia Signora è transitata senza arrivare al successo o arrivandoci pur giocando male. Già, giocando male, perché anche questo è stato spesso motivo di introduzione alla massima del compianto Gianpiero Boniperti, perché alla fine alla Juventus la vittoria è davvero l’unica cosa che conta.
E in quel minuto 72 è accaduto che Cambiaso abbia controllato un pallone nel traffico del limite della propria area di rigore e lo abbia calciato più lontano che potesse proprio come accadeva ai tempi in cui noi ragazzini giocavamo nella squadra del proprio quartiere e gli allenatori ti insegnavano che nei momenti di difficoltà il pallone doveva finire in tribuna o fuori dallo stadio. E il gesto si è ripetuto pochi secondi dopo con protagonista Pierre Kalulu che senza mezzi termini ha spazzato la propria area di rigore senza che gli passasse per la testa di uscire costruendo l’azione dal basso.
Questa doppia situazione, ormai quasi in via di estinzione per via dell’estetica e della spasmodica ricerca di costruire l’azione da dietro, ha evidenziato come a monte ci sia stato un chiaro input per chiarire a tutti come l’importanza della vittoria nella sfida col Milan andasse oltre ogni logica. Cambiaso, che recentemente per leggerezze o distrazioni era stato protagonista di palle perse poi costate punti alla squadra, ha dimostrato di aver imparato la lezione e, seppur sarà necessaria una controprova prossimamente, il bello della sfida vinta con pieno merito contro il Milan ha in quel minuto 72 la possibile svolta nella mentalità di un gruppo giovane, non particolarmente esperto che, giocando con la fame e la ferocia dimostrate ieri potrà togliersi delle soddisfazioni.
Sporchi e cattivi, per vincere le partite serve anche essere così e se solo la Juventus lo fosse stata in altre due/tre circostanze oggi la classifica sarebbe migliore. Evidentemente fa tutto parte del processo di crescita e costruzione nel quale va data la possibilità a Motta di costruire anche da zero, o quasi, questa mentalità. Affamati e feroci sempre, sporchi e cattivi quando serve e allora potremo dire che quel minuto 72 avrà davvero segnato l’inizio della nuova Juventus.