È l’ora del silenzio

“È l’ora del silenzio!”

Quante volte da ragazzi ci siamo sentiti ripetere dai nostri genitori o dai condomini bisognosi di pace e riposo nelle ore subito dopo pranzo questo ritornello? Beh non so voi, ma personalmente credo che sia una delle frasi che ho sentito di più nei miei pomeriggi d’infanzia e soprattutto d’adolescenza. Max Allegri non è più un ragazzino e non dovrebbe certo essere il sottoscritto a chiedergli il silenzio perché i suoi interventi post partita, peraltro doverosi per il rispetto verso la stampa, sono diventati noiosi, leggibili e purtroppo spesso inascoltabili. L’ultimo, quello post Samp-Juve, nel quale ha esordito pretendendo di partire dalle note positive, ovvero il fatto di non aver subito gol, è l’apice di una persona che non sa più davvero come difendere il suo (non) operato. Chi mi conosce sa perfettamente quanto non ami attaccare a prescindere, non perché sia un difensivista (tutt’altro!), ma perché non amo la polemica da bar sulla quale costituire il nulla se non l’astio e il livore verso il “malcapitato” di turno. Però bisogna essere onesti e leggere tutte le situazioni. E se ad Allegri è stato concessa l’attenuante degli infortuni, di una rosa (quasi) tutta nuova e chi più ne ha, più ne metta, adesso è anche tempo di bilanci. E la bilancia in questo caso non è pari come da lui stesso definita sulla possibilità d’impiego tra Gatti e Rugani con annessa poco edificante similitudine. La bilancia pende in negativo verso scelte discutibili che lo dimostrano ancor di più alla luce dei risultati, di gioco e di classifica. Siamo alla seconda giornata e non è il caso di fare drammi, ma di questo passo ci ritroveremo impantanati presto e con l’alibi sempre a supporto dell’allenatore. Che la ricostruzione non fosse facile lo si sapeva, che avremmo dovuto affrontare tante difficoltà pure, ma c’è un uomo ben remunerato e chiamato a risolvere i problemi atavici che questa squadra palesa da ormai troppe stagioni a questa parte. E allora caro Allegri, detto da chi non ha mai fatto della critica a prescindere il proprio credo, lasci che le sia detto che è ora di cambiare registro. Le conferenze stampa pre-match sono diventate apatiche, trasudano di forzatura e di mancanza di serenità. La sensazione è che ormai sia diventato più uno studio sul come “combattere” le domande scomode che non l’avversario sul campo. Una squadra che non corre, non c’è movimento senza palla, uomini in campo che dovrebbero stare seduti sul divano ed altri che dovrebbero guardare i giovani e la loro voglia di “spaccare il mondo” invece di trotterellare sul prato verde. Si riguardi la partita e trovi le risposte al nulla cosmico evidenziato nel primo tempo di Marassi. Noi possiamo analizzare e criticare, ma la soluzione è solo cosa sua. E allora mi permetta di consigliarle meno chiacchiere, ricerche di battute e guerra agli “anti” per antonomasia e risponda sul campo col gioco e i risultati. È l’unica arma per mettere d’accordo tutti. Il calcio è una cosa semplice come dice lei, ma lo è nel momento in cui scendono in campo i migliori, coloro che meritano e nelle loro posizioni. Ho detto anche troppo ora mi taccio. È l’ora del silenzio.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

Verified by MonsterInsights