Allegri ma non troppo

Ancora una volta se n’è andato dalla Juventus, ancora una volta se n’è andato esonerato e sempre lo stesso giorno: 17 maggio. Questa volta però se ne è andato in malo modo, cacciato con un comunicato freddo da una società, quella che tutti vorremmo riavere, che lo ha scaricato senza nemmeno un grazie. Gli uomini vanno, la Juventus resta, ma resteranno anche i 12 trofei conquistati nei suoi 8 anni bianconeri e resterà sempre uno degli allenatori più vincenti della storia della Vecchia Signora. Che il suo ciclo fosse giunto al termine, che l’ambiente avesse bisogno di linfa fresca ed aria nuova lo si percepiva da tempo, ma che sarebbe finita così nemmeno nella più spietata delle serie tv. E in tema di serie tv, al termine di questa seconda stagione non ne seguirà una terza e la prima era stata sicuramente più (av)vincente. Allegri lascia un mondo bianconero, quello per il quale si è battuto, completamente spaccato. In tanti, troppi, hanno mescolato l’uomo con l’allenatore o viceversa finendo per inquinare i giudizi sull’uomo figli della qualità delle prestazioni sul campo. In tanti, sicuramente troppi, lo hanno giudicato da seduti sul divano senza la pressione che un club glorioso e importante, e al tempo stesso privo di una vera società alle spalle, ti mette addosso. Lui sempre a testa alta e schiena dritta avanti per la sua strada non si è mai preoccupato di esternare la solitudine nelle sue battaglie. Quelle battaglie che sono passate prima sulla scrivania che sul terreno di gioco, in quella scrivania dove non sedeva alcun dirigente in grado di gestire, se non di assecondare, ogni nefandezza compiuta ai danni della Juventus. Un triennio, l’ultimo di Max, pieno di difficoltà, nel quale gli si può e gli si deve imputare la colpa di non aver costruito un granché sul piano tecnico, ma non gli si può certo imputare di non essersi speso per la causa anche a costo, e ci è riuscito benissimo, di rendersi antipatico e inascoltabile nelle interviste. Tutti avrebbero voluto un epilogo diverso e tutti avremmo voluto godere più a fondo la vittoria della Coppa Italia che è invece passata in secondo piano a causa delle “allegrate” sul finale di partita e proseguite nel tunnel e negli spogliatoi dell’Olimpico. Nessuno però si è scandalizzato per l’arbitraggio di Maresca, oltre i limiti dell’indecenza, e per l’utilizzo o non utilizzo del var adottato chirurgicamente ai danni di Madama. Se la Juventus non avesse prodotto una partita praticamente perfetta il sistema avrebbe messo in discussione un successo stra meritato e per il quale, volenti o nolenti, Max Allegri è entrato nella storia. D’accordo il suo sfogo eccessivo contro il quarto uomo Mariani, d’accordo la sceneggiata ai massimi livelli, ma la misura per un uomo, già esonerato, era comprensibilmente colma. Inaccettabile l’atteggiamento tenuto verso il Direttore di Tuttosport, Guido Vaciago, col quale ha poi provveduto a scuse (e ci mancherebbe!), l’ira scagliata contro alcune attrezzature fotografiche al rientro negli spogliatoi, ma il comunicato della Juventus nel quale si rimanda a “comportamenti non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta” è un ulteriore smacco al popolo bianconero che da tempo invoca prese di posizione della società contro Lega, F.I.G.C. e AIA per tutti i soprusi e le nefandezze messe in atto ai danni dell’immagine della Juventus in questi anni. Finisce come non sarebbe dovuta finire la seconda esperienza di Allegri sulla panchina bianconera e per quanto molti ne hanno già celebrato la “liberazione”, ce ne sono altrettanti che ne sentono già la mancanza. Chi scrive è da agosto che va ripetendo che per la stagione 2024/2025 si sarebbe augurato un cambio, chi scrive ne ha spesso criticato le prestazioni in questo 2024 da 15 punti in 15 giornate, ma sempre lo scrivente non ha mai disconosciuto meriti e vittorie e ne sempre rispettato l’uomo. Sì perché si può criticare l’allenatore, ma in troppi ne hanno giudicato l’uomo. Quando la triade fu “estirpata” dalla Juventus, Giraudo disse – “Vedrete che banditi verranno dopo di noi” – e aveva ragione. Ora, con una società in totale confusione, con un ambiente che è una polveriera non si pensi che esonerato Max si siano risolti tutti i mali della Juventus. Si potrà migliorare il gioco (tutti c’è lo auguriamo), ma il male arriva da fuori e da dentro, tolto Max, non c’era e non c’è nessuno a fare da parafulmine a tutela dell’allenatore e del club. Chi arriverà dopo Allegri, dovrà avere le spalle larghe, la forza e magari la juventinità bene impressa in mente. Si chiude un capitolo tumultuoso che ha diviso opinione pubblica e tifoseria come non mai, ma il saluto di diversi componenti il gruppo squadra, da Rabiot a Danilo, da Nonge a Weah, per arrivare ad Andrea Agnelli testimoniano quanto non fosse vera la spaccatura nello spogliatoio che invece era decisamente forte tra Allegri e società. E non me ne vogliano alcuni, ma con tutti i difetti e le idee discutibili che lo hanno accompagnato dal ritorno in bianconero, nella sua ultima sulla panchina e poi dentro lo spogliatoio dell’Olimpico, Allegri si è dimostrato molto più juventino di tanti juventini che invocavano la sconfitta per vederlo cacciato quanto prima.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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