IN UNO STADIO SAN SIRO TUTTO GREMITO IL MILAN PIEGA LA JUVENTUS PER 2-0 GRAZIE A TOMORI E DIAZ. PER LA JUVENTUS È NOTTE FONDA
La Juventus è chiamata a dare continuità di risultati dopo le due vittorie con Bologna e Maccabi e il test contro il Milan cade a pennello per capire lo stato di guarigione dei bianconeri. Quello coi rossoneri è raramente un match banale tanto che gli ultimi 10 precedenti si riassumono in 6 successi per gli uomini di Allegri, 3 per quelli di Pioli ed un solo pareggio per 0-0, quello della passata stagione.
I numeri che raramente mentono, ma sono anche fatti per essere sovvertiti, ci raccontano di 19 precedenti tra i due tecnici e mai Stefano Pioli è uscito vincitore nell’arco dei 90′ o 120′ contro Max Allegri. L’unico successo risale alla finale di Supercoppa del 2016 vinta dai rossoneri dopo l’ausilio dei calci di rigore.
Allegri opta per il 4-4-2 e punta sulla verve e forma fisica di Rabiot e il duo Vlahovic-Milik, mentre Pioli recupera Theo Hernandez e punta sul collettivo oltreché sullo stato di grazia di Rafael Leao.
L’inizio è completamente in controtendenza col brutto match scaturito la scorsa stagione con le squadre aggressive e pronte a darsele di santa ragione. Aggressivo il Milan, Juventus attenta e molto corta e compatta.
La prima vera grande occasione è bianconera al 9′ con Locatelli che vince un duello aereo serve Vlahovic che apre per l’accorrente Cuadrado il cui diagonale è largo. Al 12′ altra bellissima azione manovrata della Juve che viene conclusa da Milik, dopo il velo del compagno di reparto, ma Tatarusanu è piazzato.
Cresce Rabiot in mezzo al campo e si vede. Al 13′ terzo squillo bianconero con un destro dalla distanza fuori misura di Danilo. Dopo 15′ di marca ospite il Milan prova a prendere le redini del gioco e da un angolo regalato da Cuadrado al 19′ Leao coglie il palo esterno.
Al 20′ grande apertura di Milik per Cuadrado il cui appoggio a Kostic è un invito a nozze, ma il serbo è macchinoso e trova il muro rossonero a negargli la gloria personale. Al 29′ azione insistita di Leao che raccoglie due angoli in serie. La Juve prova a reagire, ma Locatelli non sembra nella sua giornata migliore e al 34′ è ancora Leao e ancora il palo esterno a dire no al Milan.
Al 45′ ci sarebbe un intervento falloso ai danni di Cuadrado da cui nasce l’angolo che Tomori capitalizza per il vantaggio rossonero anche grazie ad Alex Sandro che tiene in gioco l’avversario. È l’ultima occasione di un primo tempo giocato su buoni ritmi.
La ripresa comincia con McKennie al posto di un ammonito e nervosissimo Cuadrado e la prima occasione è bianconera con Danilo che giunto al limite dell’area lascia partire una parabola che non è né in tiro, né un cross. Il Milan risponde al 53′ col solito Leao il cui tiro dal limite finisce alto sopra la traversa.
Al 54′ un sanguinoso orizzontale a centrocampo di Vlahovic mette Diaz nelle condizioni di puntare Bonucci, saltarlo e dopo 30 metri di corsa battere Szczesny per la rete del 2-0. Per i bianconeri è notte fonda.
A questo punto Allegri inserisce Miretti e Paredes per Locatelli e Kostic, entrambi insufficienti, e passa ad un più logico 4-3-1-2. La Juve prova a comandare il gioco senza mai arrivare dalle parti di Tatarusanu e al 66′ è Theo Hernandez che prova la via del terzo gol ignorando un meglio piazzato Leao in mezzo all’area.
Al 70′ bel cross di Danilo per la testa di Milik che schiaccia troppo il pallone e favorisce l’intervento all’estremo difensore rossonero. Male l’ingresso in campo di Miretti che sbaglia tutto quello che può sbagliare e malissimo Vlahovic che al 78′ vorrebbe sostituito da Kean.
Al 79′ finisce la partita di Rabiot con l’ingresso del giovane Soulé. Al 84′ Kean avrebbe l’opportunità di riaprire il match, ma l’intervento di Kalulu vale oro e un angolo per gli ospiti da cui non fuoriescono esiti positivi per gli uomini di Allegri.
I bianconeri ci provano ancora con Kean al 89′, ma il suo bolide mancino è deviato in angolo da Tatarusanu. È l’ultima emozione di un match indirizzato da Orsato col mancato fischio su Cuadrado nel primo tempo, ma che certifica che questa Juventus non è affatto uscita dalla malattia e che anche quest’anno ad ottobre sono già finiti i sogni scudetto.