Il rispetto non ha età

C’era una volta quello che ci piace pensare esista ancora: il rispetto. In realtà le parole “rispetto” e “calcio” tendono sempre più a figurare come due rette parallele, come due entità che mal si coniugano in un mondo, quello del calcio attuale, nel quale “Sono bravo solo io, decido io e tu sei fuori!“. Non possiamo sapere se sia andata più o meno così, ma è certo che il precipitare della “situazione” Danilo sia quanto di più assurdo e lontano dal mondo Juve che ho sempre amato e ammirato. Non sarà la non condivisibile decisione di metter fuori rosa il brasiliano a porre fine all’amore per la Vecchia Signora o a stabilire un solco sentimentale verso questi colori, ma la scelta di privarsi di un professionista esemplare, di uno dei pochissimi leader presenti in quello spogliatoio, al netto della volontà del giocatore stesso, non mi trova assolutamente d’accordo.

Non conosco le esatte dinamiche che abbiano portato a questa celere, quanto inaspettata rottura, ma se separazione doveva essere, sarebbe stato logico e opportuno questa fosse avvenuta prima dell’inizio della stagione. Di sicuro ci sono le parole del giocatore che non più tardi di un paio di settimane fa dichiarava: “Un capitano non abbandona la nave”. Le squadre non si costruiscono con le figurine, né esclusivamente con buoni calciatori, le squadre sono soprattutto tali quando hanno basi solide in uno spogliatoio in ordine e fatto di uomini veri. E in tal senso i Danilo hanno un peso ed un valore che va oltre le loro qualità tecnico/tattiche. Dopo l’epurazione estiva e il siluramento di Danilo, oltre 200 presenze con la maglia della Juventus è bene sottolinearlo, in un momento in cui la rosa a disposizione di Thiago Motta è già ampiamente disastrata da infortuni e ridotta all’osso, e senza avere già in casa un contratto depositato di un degno sostituto, la decisione di mettere fuori rosa il brasiliano con effetto immediato è una mossa più che discutibile.

Le regole, il rispetto e il rispetto delle regole stesse dovrebbero essere sempre un elemento caratteristico della grandezza di un club e questo la proprietà dovrebbe ricordarlo sempre, a se stessa e a chi insignito dell’incarico della direzione dell’area tecnica. I risultati sono sempre la medicina per tutti i mali ed anche l’attuale influenza da cui è afflitta la Juventus può essere guarita dall’ottenimento dei risultati, ma ci sono cose che vanno oltre e da cui, personalmente, non posso prescindere e il rispetto per chi ha difeso questa maglia, nelle difficoltà e sempre con grande dedizione, sono valori che vanno oltre le discutibili prestazioni di cui Danilo Luiz da Silva si è reso protagonista in questa stagione.

La Juventus ha fatto la sua scelta e giusta o sbagliata che sia devo accettarla pur non condividendola, ma credo sia pensiero comune che Danilo, come in precedenza accaduto a Szczesny per citare l’ultimo, avrebbe meritato un congedo differente, un addio migliore. Non ne faccio una questione tecnica perché consapevole che la parabola del brasiliano fosse discendente e prossima alla scadenza, ma come recita una canzone di Zucchero Fornaciari: “Non c’è più rispetto” e questo non dovrebbe conoscere età.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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