Intervista esclusiva ad Andrea Bosco

Al termine di questa prima parte di campionato ho avuto il piacere di raggiungere telefonicamente il Dottor Andrea Bosco, scrittore e giornalista, che ha collaborato nel corso degli anni per varie testate tra le quali “Il Gazzettino”, il “Guerin Sportivo” (dell’allora direttore Gianni Brera), “La Notte”, “Il Corriere d’Informazione”, “Tuttosport” (il cui direttore era Xavier Jacobelli) e il “Corriere della Sera” (allora diretto da Ferruccio De Bortoli), col quale è nata una bellissima chiacchierata a 360° sulla comune passione per la Juventus. Andrea Bosco, che ha lavorato anche alla “Gazzetta dello Sport” e per cinque anni è stato a “Il Giornale” (con Indro Montanelli) è stato per vent’anni alla Rai di Milano come conduttore del Tg regionale e caporedattore del settore Cultura, Moda e Spettacoli. Oggi scrive per il sito “TUTTOJUVE.com” del quale è apprezzatissimo opinionista. Da non perdere i suoi editoriali: “SOTTOBOSCO” e “L’IMBOSCATA“.

Dottor Bosco buongiorno. Prima di entrare nello specifico di alcuni temi che riguardano la Juventus, può darmi un suo giudizio su questa prima parte di stagione dei bianconeri?

Intanto buongiorno è un piacere essere qui. Dare un giudizio è un po’ complicato nel senso che la rimonta della Juventus è stata sicuramente eccellente sia pure attraverso partite non proprio esemplari, non tutte le partite, infatti, sono andate lisce come il successo rotondo contro la Lazio o come quello contro l’Inter. La valutazione complessiva è che questa sia una squadra che ha qualità, ma che manchi un po’ in personalità. Non vedo tanti leader come c’erano in passato, mancano i Chiellini, i Buffon, i Bonucci, i Mandzukic, i Pirlo, i Vidal o magari Khedira che era un genio assoluto del calcio, però il lavoro di Allegri si è visto e devo dire che uscire dalla buca è sempre piuttosto complicato. Personalmente darei un sei e mezzo complessivo, sia alla squadra che ad Allegri, con particolare extra bonus a Cherubini che ha avuto la capacità e il coraggio di scegliere uno come Milik che secondo me è un giocatore sottostimato, ma che ha delle qualità importantissime e adeguate a quello che Allegri chiede a un attaccante con le sue caratteristiche. Va sottolineato che in questa prima parte di stagione il Napoli ha fatto un campionato a parte giocando un altro sport, tanto che oggi la squadra di Spalletti sta esibendo probabilmente il miglior calcio d’Europa. Peccato per l’eliminazione in Champions, ma forse se l’intervento del Presidente in Israele non fosse arrivato così tardivo anche in Europa sarebbe potuta andare diversamente“.

Parliamo di progetto e di programmazione. Con la Next Gen i bianconeri hanno lanciato un bel segnale in tal senso e intrapreso un percorso interessante. Lei cosa ne pensa?

La Next Gen è un progetto a mio avviso validissimo che ha prodotto discreti, ma anche molto buoni giocatori senza aver prodotto alcun fuoriclasse. Devo però dire, a mio modestissimo parere, che ritengo non essere un caso che da quando Fagioli gioca in pianta stabile la Juventus abbia trovato un assetto e una capacità di assemblamento diverso. Non subisce gol, riparte in contropiede con maggior efficacia e Fagioli è probabilmente uno dei segreti di questa ricetta. Ci sono altri giocatori interessanti da Iling-Junior, che ha grande scatto e velocità, a Miretti stesso che è un altro giocatore che ha qualità e si deve confermare. Poi Ranocchia, ora in prestito al Monza, è un possibile ottimo giocatore, ma ce ne sono altri che ritengo essere validi. Personalmente reputo l’argentino Enzo Barrenechea, che è un metodista con delle capacità fuori dal comune, capace di dirigere il gioco e di concludere a rete, un giovane molto interessante. Sono poi molto curioso di vedere l’evoluzione di Tommaso Mancini, che non è nella Next Gen, ma nella Primavera di Paolo Montero, che è stato convocato da Roberto Mancini in Nazionale e che ha piedi educati e movenze per le quali mi ricorda Marco Van Basten. Ovviamente gli auguro di ripercorrere le orme del grande attaccante olandese. Quello che manca alla Juventus è il Dybala di due anni fa, quel giocatore di fantasia che sappia mettersi in proprio e risolvere le partite. In questi giorni ho sentito dell’interesse per Milinkovic-Savic, ma non è lui quel tipo di giocatore. Parliamoci chiaro quel tipo di giocatore alla De Bruyne la Juventus, oggi, non può permetterselo“.

Juventus e Agnelli è per molti tifosi un binomio inscindibile, per altri invece una delle cause delle non vittorie europee. Posso chiederle il suo punto di vista?

Mah… non vedo quale sia la connessione tra le due cose. Mi sembra un collegamento piuttosto bizzarro il fatto che non si vinca in Europa doverlo collegare al nome di Andrea Agnelli e lo dico senza voler pestare i piedi a nessuno. Ricordo sommessamente che la Juventus ha perso una marea di finali di Champions e non c’era Andrea Agnelli. Capisco dove alcuni tifosi vogliano andare a parare con questa affermazione, ma non c’era nessuna idea di Superlega, nessun accordo con Real Madrid o Barcellona e nessun disaccordo e anzi nessuna guerra con Ceferin quando la Juventus perse le sue finali. Non so se Andrea Agnelli continuerà nel suo straordinario percorso perché un Presidente che vince 9 scudetti di fila è un Presidente straordinario e resterà un unicum nella storia del calcio mondiale, almeno ai livelli in cui si esprime la Juventus. Credo comunque che sia nel caso in cui rimanga Agnelli, o che ci sia un suo successore, questi sarà sempre uno della famiglia. Quando sento o leggo che John Elkann sarebbe disposto a cedere la società o a disfarsene ho la certezza che queste persone non abbiano idea di cosa sia la Juventus per quella famiglia. Ed anche il binomio Agnelli-Juventus rappresenta un unicum se pensiamo che l’Inter è diventata cinese, il Milan e la Roma sono diventati americani, l’Atalanta bostoniana, il Bologna canadese e ne dimentico altri“.

Agnelli e la Superlega. Che la presentazione fu imbarazzante credo sia pensiero comune, ma con opportuni accorgimenti allo statuto lei pensa che possa essere un progetto attuabile?

Non lo so se sia un progetto attuabile, non ho la competenza sufficiente per esprimermi su questo punto. Posso dirle quello che penso e cioè che come ha rammentato lei la presentazione e la comunicazione sono state indecenti. Non si presenta un progetto in quel modo, in modo carbonaro, ci si accerta di chi si ha alle spalle perché altrimenti se gli altri ti dicono di andare avanti che a loro scappa da ridere poi finisce che si rimane, come è successo, soltanto in tre. Sicuramente c’è un’esigenza di far fronte ad un calcio che costa sempre di più, di un calcio dispendiosissimo che ha necessità economiche che l’attuale gestione dell’UEFA e dei campionati nazionali non sono in grado di soddisfare, perché di questo sostanzialmente si tratta. Non a caso le società, non tutte, ma la maggior parte sono piene di debiti, a cominciare dalla Juventus che ha il bilancio in rosso, anche se poi la Juventus ha un’azionista di maggioranza che ha ricapitalizzato due volte in pochi anni ed è in grado di coprire ogni tipo di target e in pochi lo rammentano, ma la Juventus ha alcuni asset, a cominciare dallo stadio e dalla Continassa che la tengono al riparo da eventuali patatrac. La Superlega coniugherebbe la necessità di spettacolarizzare il calcio che non è più uno sport nel senso istituzionale del termine, ma è uno spettacolo vero e proprio, E’ evidente, pertanto, che la gente vada più volentieri a vedere Juventus-Real Madrid, Juventus-Milan, Juventus-Inter, Juventus-Barcellona e così via piuttosto che, con tutto il rispetto, Juventus-Salernitana, Juventus-Lecce o anche Juventus-Maccabi Haifa, anche se poi chi sostiene che l’equità calcistica vada rispettata non ha tutti i torti e ne abbiamo avuto conferma proprio nella partita Juventus-Maccabi dove una squadra di dilettanti, perché di questo si tratta, ha dato una sonora lezione di calcio alla Juventus“.

Torniamo all’attualità. Da almeno un paio d’anni la Juventus è decisamente penalizzata da decisioni arbitrali e dalla var. Un tempo c’era chi faceva sentire le proprie ragioni, oggi la tifoseria vede una società troppo silente. Posso chiederle il suo pensiero in merito?

Personalmente penso che la società abbia l’handicap di aver scelto questa via silenziosa non solo per la var, ma anche per qualsiasi tipo di polemica e per qualsiasi tipo aggressione anche pesante che meriterebbero, a mio avviso, risposte più adeguate e solerti e soprattutto più decise. Per quello che riguarda i torti arbitrali o i favori, chiamiamoli tra virgolette così, sono del parere che alla fine di un torneo, si perequino e che chi è più forte vince. Ho viceversa un pensiero totalmente negativo sulla var, non tanto sull’utilizzo della tecnologia, quanto sul protocollo, su come viene usato e sulle differenze che emergono da arbitraggio ad arbitraggio. Sebbene sia inevitabile perché non siamo tutti uguali, gli arbitri sono degli esseri umani e in come tali si differenziano tra di loro, quello che fa impazzire la gente è la difformità di giudizio che porta a valutare lo stesso tipo di episodio in maniera diversa. Il mio parere l’ho scritto da tempo ormai, da quando fu introdotta questa tecnologia, ossia sarei per la var a chiamata, tre o quattro volte per tempo, non di più altrimenti diventerebbe stucchevole. Chiamata da effettuarsi da parte degli allenatori o da parte dei capitani in campo, dopodiché se l’arbitro sbaglia, ed è sempre possibile, la decisione va accettata. Sono contrario a questa interruzione di gioia in cui dopo tre/quattro minuti trascorsi a festeggiare una rete scopri che il gol non è valido per qualche motivo. Ci sono poi degli episodi che sono sconcertanti, a cominciare dai fuorigioco di un unghia, o da quasi tutti i falli di mano in area per i quali pensare che i giocatori possano essere dei pinguini e che possano saltare con le braccia attaccate al corpo o possano giocarsi una palla contro un avversario senza poter utilizzare le braccia lo trovo francamente sbagliato e surreale. Il calcio è uno sport di contatto fisico, di contatto duro e rude pertanto pensare che se una palla finisce più o meno accidentalmente sul braccio o su una mano si debba fischiare rigore lo trovo, ripeto, sbagliato e surreale“.

Parlare male della Juventus oltre che una tradizione è anche un lavoro. Il fatto è che chi fa questo lavoro spesso sono persone che un lavoro già dovrebbero svolgerlo che è quello del giornalista e quindi di fare informazione. Lei come si pone davanti a questo problema di suoi colleghi che disonorano la categoria?

Premetto che io non sono nessuno per dare dei giudizi sul prossimo. Posso solo dire una cosa, che c’è una grande ipocrisia per quello che riguarda la categoria del giornalista o per quello che riguarda le persone in altre categorie sociali come politici, magistrati eccetera. Dentro ognuno di noi c’è un tifoso, grande o piccolo che sia, ma c’è un tifoso. Per quello che riguarda chi fa il nostro mestiere, un mestiere appassionante, ma anche delicato perché metti la tua opinione e le tue riflessioni a disposizione di altri che leggono, tutto parte dall’onestà intellettuale. Se tu sei onesto intellettualmente anche se un episodio va contro la tua squadra del cuore lo devi dire, lo devi spiegare e fai un pessimo lavoro se lo ometti per questioni di “bandiera”. Questo vale per il calcio, ma nel nostro mestiere vale per qualsiasi altro tipo di situazione sia essa politica, di cronaca o di cultura. Ho lavorato in Rai per vent’anni prima di andare in pensione dove ero caporedattore del settore Cultura, Moda e Spettacoli. Mi occupavo di Cultura, spesso di Mostre e avevo una rubrica di libri. A tal proposito posso dirle che ho sempre cercato di evitare di recensire in maniera negativa dei libri perché avevo a disposizione uno strumento come la televisione che è un cannone perché ha una diffusione e un impatto emotivo maggiore rispetto a quello che puoi avere scrivendo su un giornale. Però qualche volta mi è capitato qualche titolo così e così e mi sono espresso su cosa non andasse e cosa non mi convincesse esponendomi ovviamente a delle critiche. Personalmente detesto il vittimismo a prescindere pertanto ciò che contava era cercare di fare al meglio il mio lavoro. Voglio concludere dicendo una cosa sul Napoli che sta facendo qualcosa di straordinario sia con Spalletti che con la società la quale ha operato sul mercato in maniera eccellente. Sta facendo un lavoro ottimo, per una volta, anche con De Laurentiis che si è messo il silenziatore e sarà un caso, ma da quando il Presidente ha intrapreso questa strada il Napoli sta andando bene. Cosa può danneggiare il Napoli? Possono danneggiarlo quelle che io sovente definisco le “mosche cocchiere” cioè quelli che pensano di fare il bene dei partenopei denunciando torti o presunti torti, facendo polemiche e andando a cercare il pelo nell’uovo e complottismi. Ecco questo può danneggiare il Napoli“.

Qualora Allegri riuscisse nell’impresa di conquistare due trofei, il Dott. Bosco andrebbe avanti con lui o sarebbe per il cambio a prescindere? In caso di sostituzione chi vorrebbe sulla panchina bianconera?

Partiamo dal presupposto che l’allenatore è il mestiere più difficile del mondo. Detto questo, oggi, con gli uomini che ha a disposizione Allegri credo possa essere lui l’allenatore giusto anche se a mio avviso a inizio campionato ha fatto delle scelte sbagliate a cominciare dal modulo. Ripeto, sarà un caso, ma da quando si è affidato al 3-5-2 e soprattutto ha inserito in pianta stabile Fagioli, la Juventus ha trovato un equilibrio e una solidità che erano sconosciute. Allegri vuole giocatori finiti e di esperienza e se la società continuerà su questa linea lui, che è un gestore più che un allenatore nel senso classico del termine, può essere il profilo giusto per continuare. Però a mio parere la Juventus, avendo dei giocatori che sono a fine corsa o comunque che sono un po’ in là con l’età, dovrebbe programmare un rinnovamento un po’ più marcato di quanto non abbia fatto in questi anni dando fiducia ai giovani e allora con questi ultimi ci vorrebbe un allenatore diverso come fu per pochi mesi il povero Picchi, perché poi una malattia se lo portò via, o come Vjcpalek, uno che sappia lavorare con i giovani. Probabilmente ci vorrebbe tempo, ma la Juventus di giovani interessanti ne ha tanti da Fagioli, a Miretti, a Gatti, a Kean, che dopo aver perso 6 kg negli ultimi mesi è diventato dal punto di vista fisico un altro giocatore. La Juventus ha Rovella, Ranocchia e, lo ribadisco, ha un giocatore per il quale pronostico una grande carriera che è Barranechea che ha capacità fuori dal comune. Poi ha Iling-Junior, Kenan Yldiz giovanissimo classe 2005 che ha qualità tecniche straordinarie e quel Tommaso Mancini di cui ho detto prima. Insomma di giovani molti interessanti ce ne sono parecchi e quindi ci vorrebbe un allenatore in grado di lavorare con loro com’era il Gasperini di qualche anno fa, non quest’ultimo Gasperini. Così facendo, con pazienza, nel giro di un paio d’anni torneresti a vincere con continuità“.

Siamo in conclusione e allora voglio chiederle chi, tra Buffon, Chiellini e Del Piero vede prossimo ad entrare in dirigenza alla Juventus?

Del Piero! Del Piero! Anzi se potessi dare un suggerimento ad Andrea Agnelli che è il Presidente e a John Elkann che è l’azionista di maggioranza direi di prendere Del Piero non solo perché è un giocatore simbolo, ma perché ha una capacità imprenditoriale non comune visto le attività che ha messo in piedi in varie parti del mondo, ma soprattutto Del Piero è un brand e sarebbe il tipo di nome in grado di riaccendere gli entusiasmi e di dare una scossa a tutto l’ambiente. In società ci sono sicuramente bravissimi professionisti, ma parliamoci chiaro, Nedved è una bandiera un po’ sbiadita a causa di questo ruolo non ben definito quantomeno all’occhio dei tifosi, Cherubini e Arrivabene sono ottimi professionisti nei loro rispettivi ruoli, ma Del Piero è un’altra cosa. Dopodiché lei ha fatto i nomi di Buffon e di Chiellini che sono senza dubbio uomini Juventus, ma Del Piero lo è senza dubbio di più! Concludo dicendo che l’uomo chiamato Juventus per eccellenza è stato Giampiero Boniperti, grande giocatore, grande Presidente e grande dirigente, uno che ha fatto la storia del calcio italiano in tutti i sensi. Ricordo che fu l’unico o uno dei due giocatori italiani convocati a un Resto del Mondo-Inghilterra finito 4-4. Da Presidente, poi, ha fatto cose incredibili. Ecco, subito dopo Boniperti, l’uomo chiamato Juventus risponde al nome di Alessandro Del Piero “.

Ringrazio il Dottor Andrea Bosco per la disponibilità e la cortesia concessami in questa esclusiva intervista.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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