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Questa non è giustizia sportiva: è regime

In un calcio italiano sempre più afflitto da scandali e ambiguità, la recente sentenza di patteggiamento che ha visto coinvolti Simone Inzaghi e Hakan Çalhanoğlu rappresenta l’ennesima macchia su un sistema che appare sempre più piegato alla logica del doppiopesismo. La decisione del Procuratore Federale Giuseppe Chiné di chiudere con un buffetto casi che coinvolgono figure vicine all’Inter, mentre in passato ha accanito il braccio della giustizia sportiva sulla Juventus, lascia poco spazio ai dubbi: la giustizia federale non è uguale per tutti.

Nel caso Inzaghi-Çalhanoğlu, si è proceduto con un patteggiamento rapido e senza clamore, nonostante si trattasse di comportamenti gravi relativi a violazioni delle norme federali, nello specifico il non trascurabile articolo 4 sulla lealtà sportiva per il quale la Juventus ha pagato un caro prezzo. Nessun clamore mediatico, nessuna richiesta di penalizzazione in classifica, nessuna gogna. Un modus operandi ben diverso da quello riservato alla Juventus, oggetto di persecuzioni e processi mediatici infiniti, anche per violazioni minori o contestazioni di natura formale.

Giuseppe Chiné ha ormai costruito attorno a sé l’immagine di un arbitro non imparziale, ma profondamente condizionato dal clima politico e dai colori delle maglie. Ricordiamolo ai più smemorati che da vice di Pecoraro, suo predecessore, chiese 30 mesi di inibizione per Andrea Agnelli nell’inchiesta “Last Banner”. La Juve, anche nei momenti di massima collaborazione, è stata trattata con severità punitiva. Altri club, invece, sembrano navigare sopra le regole, protetti da una rete di silenzi e patteggiamenti sommersi.

Questa disparità, non mina la credibilità del sistema sportivo italiano, ma la uccide letteralmente. Non si chiede impunità per nessuno, ma solo equità. E se la giustizia è davvero uguale per tutti, allora la Federazione deve dimostrarlo con i fatti e non con queste porcherie. Poi ci sarebbe il silenzio dei club, tutti, ma della Juventus in particolare che nuoce ai suoi tifosi più di quanto, evidentemente, non nuoccia a se stessa. Ma questo è un altro discorso di cui mi occuperò.

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Pubblicato da Luca Gramellini

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Bologna da sempre affascinato dal giornalismo sportivo. Scrivere è sempre stata una passione. Essere apprezzati dipende da noi stessi, ma resta un privilegio. Non smettete mai di cullare i vostri sogni. Credeteci sempre e lottate per raggiungerli. Credete in voi stessi. I sogni si avverano.

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